Comuni al verde: niente soldi all'Usl

Martedì 23 Dicembre 2014
Comuni senza soldi: ai servizi socio sanitari dell'Usl 1 ci penserà il Bim. Il consorzio sarà, per il 2015, la panacea ai mali delle casse comunali. L'impegno è stato preso all'unanimità dai primi cittadini presenti ieri alla conferenza dei sindaci dell'Usl 1, in vista dei tagli previsti il prossimo anno. «L'obiettivo, d'ora in avanti, sarà quello di attivare un dialogo in Regione per evitare che le sforbiciate ricadano sui Comuni - spiega il sindaco Jacopo Massaro, presidente della conferenza - allo stesso tempo porteremo il tema all'attenzione del Bim che, da parte sua, sarà chiamato ad assicurare supporto continuativa e strutturato, non più aiuti a spot. Il punto è che le risorse stanno calando in modo importante e può darsi che dal prossimo anno gli enti locali non riescano a garantire all'azienda il gettito sufficiente. Belluno paga 750mila euro per i servizi che l'Usl 1 svolge per il comune, sono la voce di spesa più importante del bilancio seguita dai 588mila euro da assicurare a Sersa». È stata una presa di posizione così convinta e unita, quella dei sindaci, che il responsabile del settore sociale dell'azienda sanitaria Carlo Stecchini può oggi dirsi sereno. «Sono tranquillo - commenta - perché la quota che potrebbe mancare sarà sostenuta, con probabilità, dal Bim. Si parla di cifre importanti, ben lontane dal sostegno fornito finora. Ieri abbiamo infatti parlato di un intervento strutturato e continuativo e dell'istituzione di un fondo di solidarietà per momenti di particolare emergenza». Insomma, se anche da Venezia non dovessero arrivare i 900mila euro finora assicurati, la copertura ci sarà. Perciò ai tagli dei servizi, oggi, non ci si vuole proprio pensare. Lea (livelli essenziali di assistenza) o meno il 2015 è al riparo dal rischio sforbiciate, i dubbi restano dal 2016 in avanti. «È chiaro - spiega Stecchini - e l'abbiamo già fatto presente. Se mancheranno gli aiuti qualcosa potrebbe saltare. Ma questa è un'eventualità a cui oggi non vogliamo pensare».

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