«Conosciamo i nostri diritti»

Venerdì 29 Agosto 2014
Attimi di tensione ieri mattina a La Secca di Ponte nelle Alpi, nella struttura del Ceis dove sono ospitati alcuni profughi. Nuovo intervento della polizia, sul posto una Volante, e carabinieri, per quello che è stato interpretato dai referenti della struttura e dall'interprete un «accenno di protesta». «Nessuna protesta - dicono i profughi - volevamo solo aver notizie della nostra situazione visto che a distanza di una settimana dalle nostre richieste ancora non sappiamo nulla. Ci siamo rivolti all'interprete e lui ha chiamato la polizia».
Erano da poco passate le 10 ieri e un migrante, appena arrivato a La Secca necessitava di accertamenti medici per delle chiazze sulla pelle (portato al pronto soccorso da dove si è allontanato contro il parere del medico). È arrivato il pulmino della cooperativa per portarlo via. Alcuni ospiti, secondo quanto riferito dai gestori alla polizia, si sarebbero messi di fronte ostacolando il passaggio del mezzo. Pensavano che il ragazzo venisse spostato in uno degli altri centri (come avvenuto il giorno prima per un paio di loro): e tutti vogliono a tutti i costi andarsene da La Secca. A quel punto è scattato l'intervento della polizia. «Noi oggi non abbiamo messo in atto alcun tipo di protesta - spiega Thankgol Omonkhegbele - abbiamo solo chiesto a Willy, l'africano che traduce quanto diciamo ai gestori della struttura, conto di quanto era stato deciso nella riunione. È da giorni che abbiamo presentato le nostre richieste e nessuno ci ha più detto nulla». «Non esistono profughi di serie A e di seri B - prosegue - siamo tutti uguali e conosciamo i nostri diritti. Perché alcuni hanno strutture migliori e noi nulla? Siamo tutti uguali». Nell'incontro in Prefettura si era deciso di "alleggerire" il carico di ospiti su La Secca e così è stato fatto: lì da quanto detto dai gestori sono rimasti in 23. I profughi dicono di essere ancora molti. «Ci svegliamo alle 7 - raccontano - dalle 7 alle 9 colazione con il pane raffermo. Poi nulla da fare. All'una il pranzo con al solita pasta. Poi ancora nulla da fare. Alle 20 cena: pasta e poi a dormire». Erano stati assicurati interventi dei medici dell'Uls, ma ancora i migranti non li hanno visti e sventolano le stesse ricette che avevano l'altro giorno: medicine per le quali non hanno soldi.

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