Montagna a caccia dei medici di base

Venerdì 22 Agosto 2014
Montagna a caccia dei medici di base
Ambulatori di montagna vuoti: l'Usl 1 a caccia di medici di base. Alla penuria di camici bianchi, nelle parti alte del Bellunese, si è fatta ormai l'abitudine, le procedure per la ricerca dei professionisti sono sempre aperte ma da anni all'appello continuano a mancare dodici dottori. Trovarli sembra un'impresa quasi impossibile per l'azienda sanitaria, che dove è più necessario sopperisce alla mancanza del medico titolare con figure provvisorie. Dati, quelli sull'assistenza primaria, che restituiscono un quadro ben lontano da quello degli ospedali dove le assunzioni sono poche e i concorsi vedono partecipare migliaia di persone. Se tra Belluno, Limana, Ponte nelle Alpi e Soverzene i dottori mancanti sono tre, l'emergenza è ben più alta in montagna dove gli ambulatori vuoti sono equamente sparsi nelle varie aree. Due sarebbero necessari in Comelico, uno in centro Cadore e uno nell'Ampezzano, uno nell'alto Agordino, uno nel Longaronese e uno in Alpago. Nel basso Agordino ad oggi sono due i posti vacanti, uno dei quali attualmente occupato da un medico provvisorio che presto lascerà il posto ad uno titolare. Per un professionista che si trova e accetta di lavorare in montagna, molti altri ambulatori restano in attesa e la situazione sembra destinata a non trovare soluzione a breve. «Va avanti così da anni - spiega Gianluca Romano, dirigente all'Usl 1 - senza grandi variazioni. Le difficoltà, da sempre, sono maggiori nelle zone alte della provincia. A Cortina e nel Comelico le procedure per l'acquisizione di professionisti si protraggono da anni e anche nel capoluogo la ricerca di tre persone va avanti da tre-quattro anni. Insomma, quando un medico se ne va per pensionamento o per trasferimento, trovare il sostituto non è una questione immediata. Alcune aree sono coperte da medici provvisori, nelle altre i pazienti sono stati distribuiti tra i professionisti che insistono nella zona cercando di creare meno disagio possibile». Nel complesso del territorio dell'Usl 1 i camici bianchi, quelli che un tempo venivano detti "dottori di famiglia", sono 87 di cui 4 con incarico provvisorio. La ricerca è sempre aperta ma i risultati procedono a rilento. «Due volte l'anno -prosegue Romano- la Regione pubblica l'elenco delle zone carenti secondo i dati forniti dalle aziende sanitarie. Le tabelle fotografano lo stato al primo marzo e al primo settembre e l'azienda sanitaria di Vicenza ha il compito della selezionare e di segnalare ai vari territori i nominativi degli aventi diritti».

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