Morte nel cantiere-Caffi: condanna annullata, ora il processo è da rifare

Sabato 1 Novembre 2014
BELLUNO - Era stato condannato ad un anno di reclusione, con pena sospesa, per la morte di un operaio. Ma quel giorno, il 4 aprile 2007, quando morì Florenc Plaku durante i lavori di costruzione del posteggio interrato Caffi a Belluno, Dritan Arapi, 38enne albanese residente a Feltre, titolare dell'impresa Arapi Costruzioni Generali, era a Modena per seguire un altro cantiere.
La Corte d'Appello di Venezia ha annullato la sentenza di primo grado, pronunciata dal gup di Belluno l'8 luglio 2010, assolvendo l'imputato per non aver commesso il fatto. I giudici veneziani hanno invece rinviato gli atti in procura per vagliare la posizione del preposto al cantiere, Bledar Arapi, cugino di Dritan, che quel giorno dirigeva i lavori in assenza del titolare. Il processo per l'omicidio colposo dell'operaio potrebbe dunque ripartire da zero con un nuovo imputato.
Arapi, difeso dall'avvocato Franco Tandura, era accusato di non aver esercitato la dovuta sorveglianza affinché i lavori venissero svolti in sicurezza e per aver coperto il cavedio di aerazione dell'autorimessa con un tavolato non fissato solidamente e costituito da tavole insufficienti e di spessore inadeguato. L'operaio di 28 anni, albanese regolare, era precipitato nelle profondità del posteggio con la testa rivolta verso il basso per oltre otto metri all'interno del condotto destinato all'aerazione, perdendo la vita sul colpo.
L'appello dello studio Tandura non contestava la ricostruzione della dinamica dell'infortunio ma osservava che la vigilanza avrebbe dovuto essere eseguita con modalità alternative e sicure, essendo presenti nel cantiere tutte le attrezzature necessarie garantirla.
Per la stessa vicenda era imputato anche il responsabile della sicurezza della ditta De Cian, Roberto De Cian, che aveva subappaltato i lavori all'Arapi. De Cian, difeso dall'avvocato Angelo Merlin, è stato condannato il 26 maggio 2009 a 14 mesi di reclusione. Anche il suo procedimento è in appello.
Simona Pacini

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