Poliziotto non dà i documenti: assolto dopo un calvario di 4 anni

Mercoledì 26 Novembre 2014
Il calvario giudiziario del poliziotto 50enne in servizio nella Questura di Belluno è finalmente terminato. L'uomo, finito a processo perché si sarebbe rifiutato di fornire le proprie generalità ai carabinieri e difeso in aula dall'avvocato Giuseppe Pio Romano, è stato assolto dal giudice con formula piena. La vicenda risale al 20 gennaio 2010 quando il poliziotto, che stava attraversando Vittorio Veneto alla guida del suo camper, venne fermato da una pattuglia in borghese dei carabinieri che stavano effettuando un servizio di controllo per combattere i reati predatori che nella zona si erano susseguiti in quelle settimane. Il 50enne si identificò subito dicendo: «Sono un poliziotto». In aula aveva anche riferito che i colleghi lo avrebbero pure riconosciuto in quanto, in passato, avrebbero svolto assieme dei servizi coordinati interforze. Per cui il poliziotto non diede alcun documento, andò a parcheggiare il camper nella sua abitazione, che distava qualche decina di metri, e fece scendere le due figlie che viaggiavano con lui. Sembrava una questione risolta, invece l'ispettore venne denunciato dai carabinieri per non aver fornito le proprie generalità e gli venne comminata un'ammenda di 100 euro. A quel punto il poliziotto si oppose a quella sanzione, considerata ingiusta, e a processo venne assolto. Contestualmente però il giudice inviò gli atti al pm per valutare se ci fossero i presupposti per contestare al poliziotto la violazione delle norme del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Il risultato fu un decreto penale di condanna da 3750 euro in sostituzione di 15 giorni di reclusione. Il poliziotto, a questo punto, si riaffidò all'avvocato Giuseppe Pio Romano per presentare una seconda opposizione, finendo di nuovo a processo. I testimoni portati in aula dalla difesa, secondo quanto sostenuto dal legale dell'imputato, avrebbero affermato che il poliziotto e i carabinieri si erano effettivamente conosciuti in passato. Testimonianze che hanno pesato sul giudizio finale che per la seconda volta ha stabilito l'innocenza dell'ispettore in servizio alla Questura di Belluno.

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