Profughi: nessun centro in provincia

Giovedì 24 Luglio 2014
Belluno esclusa dal piano di prima accoglienza: nessun centro profughi in provincia, ma in arrivo 9 immigrati. Le due strutture di smistamento saranno individuate a Venezia e a Treviso e l'assegnazione d'ora in avanti seguirà il criterio demografico. Buone nuove per il Bellunese dal tavolo di Venezia di ieri, insomma, per il quale si allontana l'ipotesi del centro hub, ovvero della creazione sul territorio di una struttura organizzata per ospitare i cittadini stranieri 48 ore dopo lo sbarco e per un tempo massimo di due mesi. A pesare sulla scelta, il parco immobili del territorio dove non sono stati riscontrati edifici adatti alla funzione e la natura stessa della provincia, piccola rispetto ad altre vicine e con minori capacità a livello di servizi. Allontanata l'eventualità hub, nondimeno Belluno continuerà a fare la sua parte nella gestione e si prepara già oggi ad accogliere altri 9 migranti. È la seconda ondata in arrivo questa settimana dopo i cinque che hanno raggiunto il territorio nella notte tra mercoledì e giovedì, ora in carico al Ceis. Il gruppo atteso è parte degli 800 affidati al Veneto nell'ultima divisione: i primi 200 verranno assegnati ai territorio oggi, per gli altri 600 i tempi non sono ancora noti. Quel che è certo è che l'emergenza continua a restare tale e Belluno, dopo l'approvazione del criterio demografico per la distribuzione, farà la sua parte nella giusta misura. Ovvero tenendo conto di come la sua popolazione rappresenti il 4,3% dell'intero Veneto e di come essa abbia finora dato ospitalità al 17% dei profughi.
«Il tavolo di Venezia - spiega soddisfatto il sindaco Jacopo Massaro - ha accolto la mia proposta, infatti i 9 in arrivo oggi rappresentano il 4% dell'intero gruppo. Il principio introdotto è importante perché d'ora in avanti ci permetterà di trovarci pronti a gestire numeri contenuti di persone». A determinare il cambio di passo da qui in avanti anche la prossima istituzione di commissioni locali per la valutazione dello stato di rifugiato, tappa fondamentale per superare le lungaggini dell'attuale sistema in cui l'unico centro di Gorizia ha in mano la valutazione per l'intero Triveneto.

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