BELLUNO - È morto ieri mattina don Carlo Onorini, già parroco di Casso e testimone diretto del Vajont la sera del 9 ottobre 1963, nonché storico cappellano della casa circondariale di Baldenich. Don Carlo è venuto a mancare nel Centro residenziale per sacerdoti "Santa Maria gloriosa" di Pedavena, dove era stato ricoverato di recente per i disturbi dell'età: aveva lasciato a malincuore il servizio di cappellano della chiesa di san Rocco, in piazza dei Martiri a Belluno, dove quotidianamente si metteva a disposizione per la celebrazione della santa messa, trasmessa via etere sulle frequenze di Radiopiave e ascoltatissima.
Don Carlo avrebbe compiuto 89 anni il prossimo 12 ottobre. Originario di Dignano d'Istria, oggi Vodnjan, da profugo arrivò a Belluno diventando allievo del Seminario gregoriano. Con il Comitato di Belluno dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, don Carlo ha sempre collaborato assiduamente e la chiesa di piazza dei Martiri ha raccolto l'associazione nell'annuale Giornata del ricordo. Fu ordinato sacerdote, per mano del vescovo Gioacchino Muccin, il 2 luglio 1954, a Santa Giustina. Le primizie della sua vita sacerdotale le raccolse a Pieve d'Alpago dove fu cappellano, così come a Sedico, Auronzo, Agordo. E a Longarone: ricordava con affetto la figura paterna di monsignor Bortolo Larese Cighiriei, l'arciprete perito nel disastro del Vajont, così come quella di don Agostino Manarin, parroco di Tisoi nativo di Casso. La sua lunga vita si è divisa tra la chiesa di san Rocco e, dal 1967, il carcere dove i detenuti (ma anche le guardie) avevano trovato in don Carlo una persona degna di fiducia. L'integrità della sua figura e l'assiduità della sua opera avevano fatto meritare a don Carlo il titolo di Commendatore della Repubblica italiana.
Il funerale, domani alle 14.45, sarà presieduto dal vescovo Giuseppe nella Basilica Cattedrale di Belluno. Dalle 17 di oggi la salma sarà presente nelle chiesa di san Rocco dove alle ore 19 sarà recitato il rosario. La salma sarà tumulata nel cimitero di Prade.
Don Carlo avrebbe compiuto 89 anni il prossimo 12 ottobre. Originario di Dignano d'Istria, oggi Vodnjan, da profugo arrivò a Belluno diventando allievo del Seminario gregoriano. Con il Comitato di Belluno dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, don Carlo ha sempre collaborato assiduamente e la chiesa di piazza dei Martiri ha raccolto l'associazione nell'annuale Giornata del ricordo. Fu ordinato sacerdote, per mano del vescovo Gioacchino Muccin, il 2 luglio 1954, a Santa Giustina. Le primizie della sua vita sacerdotale le raccolse a Pieve d'Alpago dove fu cappellano, così come a Sedico, Auronzo, Agordo. E a Longarone: ricordava con affetto la figura paterna di monsignor Bortolo Larese Cighiriei, l'arciprete perito nel disastro del Vajont, così come quella di don Agostino Manarin, parroco di Tisoi nativo di Casso. La sua lunga vita si è divisa tra la chiesa di san Rocco e, dal 1967, il carcere dove i detenuti (ma anche le guardie) avevano trovato in don Carlo una persona degna di fiducia. L'integrità della sua figura e l'assiduità della sua opera avevano fatto meritare a don Carlo il titolo di Commendatore della Repubblica italiana.
Il funerale, domani alle 14.45, sarà presieduto dal vescovo Giuseppe nella Basilica Cattedrale di Belluno. Dalle 17 di oggi la salma sarà presente nelle chiesa di san Rocco dove alle ore 19 sarà recitato il rosario. La salma sarà tumulata nel cimitero di Prade.
