«Dopo tre di sinistra ora un garante di tutti»

Giovedì 15 Gennaio 2015
«Dopo tre di sinistra ora un garante di tutti»
«Voglio sperare che si possa arrivare ad un Capo dello Stato garante di tutti e non di una parte, dopo tre presidenti di sinistra che hanno portato questo paese a questa situazione non democratica»: Silvio Berlusconi lo dice da settimane e a maggior ragione lo ha ripetuto ieri, il giorno delle dimissioni di Giorgio Napolitano, al popolo dei club Forza Silvio di Marcello Fiori, riunito alle porte di Roma, quasi in una prova generale della tenuta del partito a rischio correnti interne. Un test superato con l'auditorium del Divino Amore pieno e i militanti azzurri che si contendevano una stretta di mano del leader.
Accompagnato dalla compagna Francesca Pascale e da una pattuglia di parlamentari, in rappresentanza dei gruppi impegnati nelle aule a discutere le riforme istituzionali. Anche perché Berlusconi aveva già dettato la sua linea ai fedelissimi, riuniti in maniera assai discreta la sera precedente, per una cena ai Parioli. Una trentina di persone in tutto, a cominciare da Mariastella Gelmini, Paolo Romani, Deborah Bergamini e Mariarosaria Rossi. Oltre ad alcuni coordinatori regionali come il veneto Marco Marini, e il pugliese Francesco Amoruso che si trova a gestire il delicato dossier della candidatura alla Regione su cui pure si consuma il conflitto con il frontman dei malpancisti, Raffaele Fitto che ha già promesso di sparigliare il voto sulla legge elettorale al Senato, mettendo così a rischio quel patto del Nazareno da cui pure dipende la scelta di un nuovo Capo dello Stato. Che, se non amico, Berlusconi vorrebbe almeno non fosse suo nemico.
Ai suoi uomini ha dato la consegna della prudenza, in attesa di capire quale sarà il nome che gli sottoporrà il capo dell'esecutivo Matteo Renzi, certo che quelli di stretta osservanza piddina, circolati in questi giorni, siano soltanto specchietti per le allodole. Contemporaneamente, il leader forzista ha voluto dare al suo interno il segnale che le redini del partito sono ancora nelle sue mani, tanto che la riunione di martedì sera dovrebbe ripetersi già la prossima settimana e pare già alcuni parlamentari, pur sensibili agli argomenti degli oppositori del Nazareno ma ancora tentennanti, abbiano segnalato di volere partecipare.
D'altra parte, Berlusconi ieri ha spiegato che se «insisteremo perché ci sia l'indicazione di un nome che saremmo lieti di sostenere con i voti dei nostri 150 grandi elettori uniti a quelli della sinistra», Forza Italia resta «fortissimamente all'opposizione» e «il patto del Nazareno ci è costato e ci costa, ma è un debito che paghiamo alla nostra coerenza». Anche se, ammette, «siamo a un po' meno di cinque punti dal centrosinistra, secondo i sondaggi». Ora, però, c'è la concreta possibilità che «da marzo io torni in campo: recupereremo tutti i voti».
Concetti che Berlusconi in serata ha riproposto incontrando il gruppo di Palazzo Madama, dove maggiori sono le resistenze all'asse con il Pd. Una riunione che lo stesso leader ha voluto aprire anche ai popolari di Mauro Mauro. «Il Pd ha bisogno dei nostri voti per il Quirinale», ha esordito. La partita, insomma, si è appena aperta. Intanto, però, ieri la Cassazione gli ha confermato il divieto di espatrio, almeno finché sarà sottoposto ai servizi sociali.
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