Canone Rai: allo studio misure anti-evasione metà del recupero al Tesoro

Giovedì 17 Aprile 2014
Canone Rai: allo studio misure anti-evasione metà del recupero al Tesoro
ROMA - Governo al lavoro sul recupero dell'evasione del canone Rai, anche nel tentativo di reperire risorse per le casse pubbliche. In un dossier allo studio si evidenzia un recupero potenziale di 600 milioni l'anno ed uno stimato di 300 milioni, che potrebbe essere diviso a metà tra Tesoro e tv pubblica. Il provvedimento era ritenuto imminente, tanto da poter essere varato già domani con il decreto per il taglio Irpef per gli 80 euro in busta paga. Fonti di Palazzo Chigi spiegano però che l'esecutivo non sta lavorando ad alcun tipo di intervento sul canone Rai.
In ogni modo, il tema della lotta all'evasione del canone è tra quelli caldi. Nella conferenza stampa per la presentazione del bilancio 2013 il dg Rai, Luigi Gubitosi, aveva spiegato che, a seguito dei primi contatti con il nuovo esecutivo, aveva raccolto «l'impressione che ci sarà un certo impegno contro l'evasione del canone». Anche il sottosegretario Antonello Giacomelli ha recentemente spiegato di essere «favorevole alla riforma del canone e alla certezza del canone». Per garantire efficacia alla misura è necessario però modificare la norma che lega la tassa al possesso dell'apparecchio. Le ipotesi al vaglio, di certo non nuove, sono legare il pagamento alla bolletta elettrica o - e questa sarebbe a quanto risulta la soluzione caldeggiata dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli e da Viale Mazzini - al nucleo familiare.
Il recupero potenziale - secondo il dossier allo studio del governo - è di 600 milioni e riguarda il 26,5% dei nuclei familiari (pagano attualmente il canone il 68,7% dei nuclei, pari a 16 milioni e mezzo, con un gettito complessivo di 1,7 miliardi di euro). Il recupero stimato è però di 300 milioni di euro, che sarebbe appunto diviso a metà tra Tesoro e Rai. Il gettito che arriverebbe nelle casse pubbliche sarebbe quindi di 150 milioni. Sul canone speciale, dopo il recupero di 60 milioni negli ultimi anni, si prevederebbe in particolare un recupero di 100 milioni. Del tema - secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano - si parlerebbe anche in una lettera inviata da Palazzo Chigi alla Rai. Nella lettera il governo chiederebbe un contributo alla tv pubblica per finanziare i provvedimenti annunciati da Renzi, pari al 10% del canone, cioè 170 milioni.
C'è fibrillazione a Viale Mazzini anche sul tetto agli stipendi dei manager, che Renzi è determinato a imporre nelle società pubbliche non quotate. Secondo indiscrezioni, il provvedimento potrebbe riguardare non solo i dirigenti, ma anche i giornalisti. Per le mansioni più alte la decurtazione sarebbe del 15% rispetto al tetto previsto per il vertice aziendale (equiparato per la Rai a quello del presidente della Corte di Cassazione, 311.658 euro lordi), e poi ancora del 15% per il secondo livello. La misura potrebbe quindi coinvolgere direttori e caporedattori, anche se esistono dubbi sulla possibilità di inserire i giornalisti Rai nella categoria dei dipendenti pubblici.