ROMA - Un miliardo l'anno alle religioni dalle tasse degli italiani è troppo. Soprattutto in un momento di crisi. E soprattutto perché non sono gli stessi italiani a decidere dove vanno i loro soldi. La Corte dei Conti interviene duramente sul meccanismo dell'8 per mille attraverso il quale lo Stato destina alle confessioni religiose una parte dell'Irpef versato dai contribuenti. Troppo, secondo la magistratura contabile. Alla quale è difficile dar torto considerato che, solo a titolo di esempio, per rifinanziare gli ammortizzatori sociali a sostegno dei moltissimi che in questo periodo perdono il lavoro, il governo è riuscito ad aggiungere per far fronte a nuove emergenze solo 200 milioni in più sul 2015 (1,5 la cifra iniziale). La magistratura contabile spiega: è «opportuna una rinegoziazione» del sostegno finanziario che arriva con l'8 per mille alle confessioni religiose. Anche perché si tratta di un sistema che non ha eguali in Europa e che non risulta rispettoso «dei principi di proporzionalità, volontarietà e uguaglianza». «I beneficiari - si spiega - ricevono più dalla quota non espressa che da quella optata».
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