Cuneo fiscale: con il taglio Irpef 500 euro in più in busta paga Debiti Pa, sblocco da 60 miliardi

Mercoledì 12 Marzo 2014
ROMA - Il taglio del cuneo fiscale sembra aver trovato la maggior parte dei fondi per la copertura, anche se continua l'opera di limatura. Sul tavolo del Cdm arrivano oggi pomeriggio le linee guida che porteranno a uno sconto Irpef che, a regime, sarà di 10 miliardi. Le soluzioni tecniche sono però ancora aperte. I motori del governo rullano a pieno ritmo in vista del Consiglio. Il pacchetto di misure è nutrito e comprende anche i decreti per il piano casa e per sbloccare i debiti della Pubblica amministrazione, oltre alle prime misure per semplificare le normative sul lavoro, prevedere il contratto di inserimento a tutele crescenti e riorganizzare gli ammortizzatori sociali.
TAGLIO IRPEF. Gran parte delle risorse per il taglio del cuneo fiscale dovrebbe finire nelle buste paga dei lavoratori dipendenti. L'ipotesi più probabile è quella di introdurre uno sconto fisso tra gli 8 e i 15 mila euro di reddito (riguarderebbe 11,5 milioni di contribuenti, il 55% dei dipendenti), per poi avviare un meccanismo di decalage fino a 55 mila euro. Lo sconto annuale aggiuntivo rispetto ad oggi si aggirerebbe sui 500 euro. Non è escluso che una parte dei benefici possa arrivare anche ai lavoratori autonomi. In questo caso sono due le strade: un ritocco delle detrazioni ad hoc o un intervento che alzi la franchigia ora prevista sull'Irap.
COPERTURE. Il taglio di tasse da 10 miliardi (a regime) sarà finanziato per la maggior parte con i risparmi della spending review. Per il solo 2014, invece, le risorse dovranno essere minori, visto che gli sconti partiranno probabilmente da maggio. Al momento circa 5 miliardi arriverebbero dal taglio di spese, tra cui anche una sforbiciata alle spese militari e ai contestati aerei da guerra, F35. Altri 3 miliardi dal calo dei rendimenti sui titoli di Stato (l'effetto spread). Non ci sarebbe, sembra, l'aggravio - inizialmente ipotizzato da Delrio - delle tasse sulle rendite finanziarie (Bot e titoli di Stato) e nemmeno la temuta stretta sulle pensioni di reversibilità.
JOBS ACT. Niente decreto, ma un disegno di legge delega, cioè il tradizionale strumento per realizzare una riforma. Si parte dal contratto unico di inserimento, a tempo indeterminato e a tutele crescenti ma senza le garanzie previste dall'articolo 18, almeno per i primi 3 anni. C'è poi il piano per riformare gli ammortizzatori sociali e sostituire la cassa in deroga con un sussidio di disoccupazione di tutela universale per tutti coloro che perdono il lavoro, inclusi i collaboratori a progetto. Nel pacchetto anche il nuovo codice del lavoro e una riorganizzazione delle agenzie di intermediazione, finalizzata a sviluppare il progetto europeo "garanzia per i giovani" lasciato in eredità dal governo Letta.
DEBITI PA. Si punta allo sblocco di debiti verso i fornitori per 60 miliardi, con un potenziamento del ruolo della Cassa Depositi e Prestiti. E ad evitare l'accumulo di ritardi in futuro. Si pensa cioè innanzitutto all'introduzione dell'obbligo di fatturazione e di una piattaforma che consenta di sapere con certezza quando gli enti pubblici debitori pagano i loro debiti. Partirà poi un monitoraggio rigoroso con penalizzazioni - multe e anche divieto di assunzioni - per le Regioni che ricevono i fondi ma poi non pagano i fornitori.
EDILIZIA SCOLASTICA. Renzi ha annunciato lo sblocco dei fondi presso i comuni, ora vincolati al patto di stabilità, per ristrutturare le scuole. Sarebbero circa 2 miliardi. È in corso di definizione il quadro degli interventi.