E il Pd "blinda" il sindaco

Lunedì 8 Dicembre 2014
«Dimettermi? Non ci penso proprio». Lo dice Ignazio Marino ad una convention di giovani dem che, applaudendolo, gli fanno sentire l'appoggio del Pd al progetto, a cui ha già messo mano, di rilanciare la sua giunta. Respinta l'idea che «Roma sia una città di mafiosi», il sindaco afferma che col suo arrivo in Campidoglio «gli affari sono finiti», annunciando che, «per quanto riguarda tutto ciò che è stato sottratto, il Comune si costituirà parte civile perché vogliamo che quei soldi tornino alla città». Marino replica anche a chi insiste per lo scioglimento del Comune, come ha fatto, tra gli altri, Silvio Berlusconi: «Da che pulpito viene la predica! Il leader di Forza Italia - aggiunge il primo cittadino - in questo momento sta scontando una pena ed è il presidente del Consiglio che si rifiutò di procedere allo scioglimento del Comune di Fondi per mafia».
E se con l'ex Cavaliere e, come vedremo, con Grillo la polemica è senza schermature, Marino ingaggia anche un duello sotto traccia con il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, il quale non sembra scartare l'ipotesi di scioglimento del Comune. Reso noto di stare ancora studiando le carte e di doverne prima riferire al ministro dell'Interno, Pecoraro sostiene che per Roma «potrebbero esserci tre ipotesi: o un accesso agli atti, o lo scioglimento del Comune, o una terza via che prevede di non intervenire essendo in corso l'attività giudiziaria». Stante il quadro poco definito della situazione, il prefetto afferma che «non è stato deciso ancora nessun invio di commissari prefettizi in Campidoglio con compiti ispettivi». E se una decisione in questo senso venisse presa, Marino, che incontrerà Pecoraro domani, annuncia che «apriremo le porte agli ispettori», anche se aggiunge gelidamente: «Il prefetto fa il prefetto, il sindaco fa il sindaco...». Altro colorito momento della serpeggiante polemica tra Campidoglio e palazzo Valentini è stato l'arrivo di Marino all'assemblea dei giovani pd con la solita bicicletta e senza scorta, nonostante l'avviso contrario di Pecoraro per motivi di sicurezza. Sindaco che fa, disubbidisce? «La gente è contenta di vedermi in giro così. E poi il prefetto non è mio papà», dice Marino preannunciando che la settimana che si apre sarà dedicata a «decisioni importanti come la rotazione dei dirigenti e alla riallocazione di alcuni talenti che ho in giunta e, in alcuni casi portando in giunta delle nuove figure», come potrebbe essere quella di un assessore alla legalità.
L'appoggio al tentativo di rilancio dell'amministrazione capitolina da parte del sindaco è reso esplicito dal ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, intervistata su Sky da Maria Latella: «E' giusto individuare le responsabilità, ma attenzione a tirare in mezzo il Comune di Roma, per arrivare al commissariamento - avverte la Boschi - ci vogliono estremi di legge precisi e qui non ci sono estremi. Marino deve restare e governare bene».
Di avviso diametralmente opposto Beppe Grillo, che - domata la fronda costituita da gran parte del gruppo di M5S in Campidoglio, inizialmente propensa a qualche forma di collaborazione col sindaco - replica a muso duro a Marino che aveva accusato i grillini di «sfuggire a ogni forma di responsabilità». «Marino, non è un'offesa ma solo una constatazione: lei ha la faccia come il culo», scrive sul suo blog l'ex comico, accusando il sindaco di aver mentito circa i suoi rapporti con Salvatore Buzzi. Invitandolo a fare un passo indietro, il leader di M5S si chiede come possa continuare a stare in carica «un sindaco che come le tre scimmiette non vede, non parla e non sente mentre è circondato da delinquenti e corrotti e da un tanfo che neppure la Cloaca Massima. Che ci sta a fare in Campidoglio? Se non è colluso, allora è un incapace. Tertium non datur».
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