Galan si arrende e patteggia 34 mesi e 2,6 milioni di euro

Giovedì 9 Ottobre 2014
Anche Giancarlo Galan alla fine ha ceduto. Ieri mattina i suoi legali hanno concordato con la Procura il patteggiamento di due anni e 10 mesi di reclusione e il pagamento di due milioni e 600 mila euro, somma che sarà confiscata come provento di reato. Il gip Giuliana Galasso prenderà in esame la proposta di applicazione di pena il prossimo 16 ottobre, assieme a quelle di altri 18 tra i principali indagati nell'inchiesta sul cosiddetto "sistema Mose". Stamattina lo stesso giudice dovrà decidere in merito all'istanza di concessione degli arresti domiciliari all'ex Governatore del Veneto, che si trova recluso all'interno del Centro medico del carcere di Opera, a Milano, dallo scorso 22 luglio, dopo che il Parlamento decise di concedere l'autorizzazione al suo arresto.
La Procura - con decisione del procuratore capo Luigi Delpino, dell'aggiunto Carlo Nordio e dei pm Paola Tonini, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini - ha dato parere favorevole al patteggiamento seppure Galan non abbia fatto alcuna ammissione in relazione ai pesanti reati che gli vengono contestati. Gli inquirenti ritengono di aver raggiunto un importante risultato: non appena la sentenza diventerà definitiva, scatterà il divieto di ricoprire cariche elettive o di Governo e, di conseguenza, Galan dovrà lasciare il seggio alla Camera, dove prima dell'arresto era presidente della Commissione Cultura. L'incandidabilità ha durata non inferiore ai sei anni.
Il patteggiamento di Galan (esponente di spicco di Forza Italia prima e del Pdl poi) e di numerosi altri indagati - con la conseguente confisca di consistenti somme di denaro - costituisce per la Procura una conferma della fondatezza dell'impianto accusatorio. Se tutti i previsti patteggiamenti saranno definiti la prossima settimana, nelle casse dello Stato entreranno circa 12 milioni di euro: si tratta di denaro, quote azionarie e beni immobili già sequestrati agli indagati, per i quali scatterà la confisca. Nel caso Galan la confisca potrebbe riguardare la stessa villa Rodella, fino all'ammontare di 2,6 milioni. Salvo che l'ex presidente della Regione non riesca a trovare l'ingente somma e a versarla nell'apposito fondo dello Stato prima che la sentenza passi in giudicato, ottenendo il dissequestro dei beni "congelati".
A chiedere gli arresti domiciliari nella lussuosa villa di Cinto Euganeo sono stati gli stessi difensori dell'ex Governatore, gli avvocati Antonio Franchini e Niccolò Ghedini: la pena di due anni e 10 mesi non è sospesa (la sospensione condizionale è concedibile fino a pene massime di due anni): di conseguenza i legali cercheranno di far scontare a Galan il più possibile a casa, prima che la sentenza diventi definitiva e possano fare istanza al Tribunale di sorveglianza affinché possa essergli concesso l'affidamento in prova. Così come è accaduto al suo grande amico, Silvio Berlusconi, anche lui decaduto in base alla legge Severino.
Galan è accusato di essere stato al soldo dell'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, e dell'ex presidente dell'impresa di costruzione Mantovani, in cambio dell'aiuto per far procedere il progetto relativo alla realizzazione del Mose (il sistema di dighe mobili progettato per difendere Venezia dall'acqua alta) e per agevolare alcuni project financing a cui partecipava la Mantovani. Parte delle imputazioni, quelle precedenti al 21 luglio del 2008, sono state considerate prescritte dal Tribunale del riesame per il troppo tempo trascorso. Ma, contro Galan restano altri episodi successivi, riscontrati dai risultati di alcune rogatorie e, dalla scorsa settimana, confermati dalle ammissioni del suo commercialista e amico, Paolo Venuti, il quale ha riconosciuto di aver fatto da prestanome al presidente della Regione, per non far figurare il suo nome in alcune società. Probabilmente è stata proprio la confessione di Venuti, unita al rischio di essere trasferito a breve in una cella comune, assieme ad altri detenuti, a far decidere Galan per il patteggiamento. Una vera e propria "resa", considerato che fino all'ultimo aveva sempre negato sdegnosamente ogni accusa.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci