Il pareggio di bilancio slitta ancora, al 2017

Mercoledì 1 Ottobre 2014
Un anno di tempo in più per il pareggio di bilancio. I numeri della nota di aggiornamento al Def disegnano un percorso di aggiustamento del deficit più lento del previsto. E una manovra che invece di tagliare il deficit lo incrementa spingendolo per il 2015 alle soglie del 3 per cento nel rapporto con il Pil. «Spazio per la crescita» lo ha chiamto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Di fatto, dei circa 20 miliardi di manovra in cantiere per il prossimo anno oltre la metà verrà proprio dal peggioramento del disavanzo: il resto sarà ottenuto con la revisione della spesa, ridimensionata almeno per il momento rispetto agli obiettivi iniziali (circa 6-7 miliardi), e con una riduzione di alcune agevolazioni fiscali, le cosiddette tax expenditures, per 2-3 miliardi. Il dettaglio degli interventi è però ancora da precisare. Ma un aspetto Palazzo Chigi vuone precisarlo. Ci pensa il sottosegretario alla presidenza dei ministri, Graziano Delrio: «Non ci sarà nessuna manovra aggiuntiva per il 2014, come più volte affermato».
Lo sfondo è quello di un prodotto interno lordo in contrazione anche per il 2014, dello 0,3 per cento. Il ritorno alla crescita dovrebbe avvenire il prossimo anno, con 0,5 per cento che le politiche del governo potrebbero lievemente incrementare fino allo 0,6. Di un decimo di punto migliorerebbe anche la disoccupazione, scendendo dal 12,6 al 12,5 per cento.
Questa situazione secondo il ministero dell'Economia configura un rallentamento dell'economia che però non può essere affrontato con una nuova correzione di bilancio, perché questa rischierebbe di innescare una «spirale perversa» a base di «recessione e nuova disoccupazione». Di qui la nuova direttrice di marcia del nostro Paese: mantenere il rapporto tra deficit e Pil al di sotto del 3 per cento, realizzando solo un minimo aggiornamento strutturale, (lo 0,1 per cento del Pil invece dello 0,5 richiesto). La data per il pareggio di bilancio che era già stata spostata al 2016 scivolerebbe di un altro anno, al 2017. Questa tempistica secondo il governo italiano è giustificata dall'esistenza di circostanze straordinarie ma anche dal fatto che il nostro Paese realizzerà le riforme strutturali che gli sono state richieste: le regole europee sono quindi rispettate. Naturalmente di questo occorrerà avere conferma da Bruxelles ma Padoan si è detto ottimista sui contatti in corso sia con la commissione uscente che con la nuova. Le risorse ottenute verranno impiegate per confermare il bonus da 80 euro (senza estensioni) per incrementare gli sconti fiscali per le imprese, per finanziare i nuovi ammortizzatori ed il piano scuola.
Gli effetti della minore crescita (quella nominale, che comprende anche un'inflazione quasi nulla) si faranno sentire anche sul rapporto debito/Pil che il prossimo anno salitrà ancora dal 131,6 al 133,4, valore programmatico comunque un po' più basso di quello tendenziale. Pesano i contributi ai vari fondi salva-Stati e il rimborso dei debiti della pubblica amministrazione. Il contributo delle privatizzazioni sarà quest'anno più basso dello 0,7 per cento di Pil messo in cantiere, ma il piano dovrebbe accelerare nel 2015.
Lo scenario disegnato nella nota di aggiornamento è coerente con le previsioni rese note ieri dall'Istat, che parlano di un Pil in flessione anche nel terzo trimestre di quest'anno, dopo i risultati negativi del primo e del secondo. Una situazione che certamente è collegata al generale rallentamento dell'area dell'euro.
Infine il Consiglio dei ministri ha approvato anche la Relazione sul contrasto all'evasione fiscale, che quantifica in 91 miliardi il complesso delle imposte sottratte ogni anno all Stato.
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