Il questore: presto novità dalle indagini sui terroristi

Martedì 2 Settembre 2014
«Sul fronte del terrorismo proseguono le indagini e i risultati si vedranno». Poche parole esplicite pronunciate ieri dal questore di Venezia, Angelo Sanna. Un'affermazione che fa presagire come presto potrebbero esserci novità sul fronte delle indagini che hanno portato ad individuare in Veneto una mezza dozzina di reclutatori della Jihad. Ad annunciarlo, ieri mattina, proprio il questore di Venezia che ha risposto così ad una domanda dei giornalisti, a margine della conferenza stampa di presentazione del nuovo capo della Squadra mobile lagunare, Angela Lauretta. Poche parole nel generale riserbo che, dopo la fuga di notizie della settimana scorsa, sta caratterizzando questa delicatissima indagine. Tant'è che, ricontattato nel pomeriggio, lo stesso questore non ha voluto aggiungere dettagli: «Se ci sono indagini, i risultati si sapranno al termine».
Riserbo assoluto anche in Procura dove è tornato al lavoro il pm Walter Ignazzitto, il magistrato del pool anti-terrorismo - attività attribuita per legge alla Procura distrettuale di Venezia per tutto il Veneto - che sta coordinando queste indagini dove sono impegnati i Ros di Padova e la Digos. A guidare il pool anti-terrorismo è, invece, il procuratore aggiunto Adelchi D'Ippolito, arrivato da pochi giorni a Venezia. Come noto, le indagini sono partite dopo la morte ad Aleppo, lo scorso gennaio, di Ismar Mesinovic, 36enne bosniaco residente a Longarone, che era partito poco prima alla volta della Siria per combattere la Jihad. Una vicenda drammatica che coinvolge anche il figlio dell'uomo, che compirà 4 anni tra due giorni. Partito con il padre, del bambino non si sa più nulla per la disperazione della madre rimasta a Ponte nelle Alpi.
La Procura, da quanto è trapelato nei giorni scorsi, avrebbe iscritto una mezza dozzina di indagati per terrorismo internazionale, tra cui anche una donna, forse colei che potrebbe aver preso in consegna il bambino. L'iscrizione in questi casi, in realtà, è stato un atto dovuto per consentire intercettazioni telefoniche e ambientali. Un'attività investigativa che la fuga di notizie può aver vanificato perché, a questo punto, i soggetti sotto osservazione potrebbero aver capito di essere controllati. In questi mesi di indagini, i carabinieri del Ros hanno passato al setaccio la vita di Mesinovic e le sue frequentazioni, alla ricerca di quegli estremisti islamici che potrebbero aver reclutato il bosniaco di Longarone per la Guerra santa. Mesinovic, nel corso negli anni trascorsi in Veneto, aveva frequentato più centri islamici, oltre a quello di Ponte nelle Alpi, quelli di Trento e Gardolo. Ma il reclutamento potrebbe essere avvenuto a Pordenone, nel giugno 2013, dove era in attività un predicatore salafita molto noto tra gli integralisti islamici.
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