Indipendenza, parla la Consulta

Mercoledì 24 Dicembre 2014
Indipendenza, parla la Consulta
Sarà il 28 d'Aprile, santa Valeria. Due settimane, poco più, prima delle elezioni regionali del 17 Maggio. La corte costituzionale ha convocato l'udienza più attesa, che deciderà sulla legge regionale che indice il referendum consultivo sull'indipendenza del Veneto. La legge regionale è stata infatti impugnata dal governo Renzi, che la ritiene incostituzionale. Tocca alla Consulta dire chi ha ragione: e pare che i giudici siano intenzionati a fare in fretta, visto che hanno rinviato varie udienze, in precedenza fissate a fine Aprile, a novembre, per far posto al giudizio sulla legge veneta.
All'udienza pubblica del 28 Aprile non sono invitati soltanto l'avvocatura dello Stato e il team di giuristi - Mario Bertolissi, Ivone Cacciavillani, Ezio Zanon - ai quali la Regione Veneto ha affidato la difesa della propria legge. È convocato anche l'avvocato Alessio Morosin, in rappresentanza di Indipendenza Veneta. Il movimento indipendentista aveva infatti presentato un «atto di intervento», dichiarandosi parte in causa, in quanto promotore dell'iniziativa politica che è sfociata nella legge regionale, e ricordando che la legge 342 non è stata "partorita" dal Consiglio regionale, ma è una proposta di legge di iniziativa popolare che è stata scritta da Morosin e sulla quale Indipendenza Veneta ha raccolto oltre centomila firme.
«I giudici mi ascolteranno prima di tutto sulla legittimità del nostro movimento a essere rappresentato nel giudizio - spiega Morosin - ma ovviamente già in questo mio intervento potrò introdurre le nostre buone ragioni». La tesi di Morosin è che la Corte costituzionale non siaè competente a decidere, in quanto il diritto all'autodeterminazione si fonda sul diritto internazionale, che viene "prima" della Costituzione.
Morosin, naturalmente, non si fa illusioni, come non se facevano in Spagna gli avvocati che difendevano le ragioni della Catalogna. «In caso di sconfitta, andremo a svergognare queste chiusure illiberali portando il problema alla Corte europea dei diritti dell'uomo» annuncia il fondatore di Indipendenza Veneta. Ma la fissazione dell'udienza sul referendum veneto alla Consulta nel pieno della campagna elettorale delle Regionali è destinata ad incidere nell'agenda di tutti i partiti, e in particolare della Lega, riportando in primo piano la questione dell'indipendenza.
«La Lega non ha mai creduto molto in questa battaglia - lamenta Morosin - e lo dico con molta tristezza, nonostante i buoni rapporti che ho con Luca Zaia -. Certo, la Lega non poteva votare contro all'indipendenza, che è fortemente voluta dal suo elettorato. Alle Regionali ci sarà una lista Zaia che parlerà di indipendenza. Ma è mancata la determinazione: la legge l'abbiamo dovuta fare noi, abbiamo dovuto raccogliere le firme, abbiamo di fatto trascinato la Lega. E anche adesso, servirebbe ben altra determinazione, ben altra spinta ideale nel propagandare il referendum, che alla fine s'è potuto fare in Scozia, s'è fatto in Catalogna anche se con meno ufficialità. Il voto non spaventa nessuno. Anche nei partiti contrari all'indipendenza, s'è molto diffusa la convinzione che non si può negare ai veneti il diritto di esprimersi».
L'avvocato Ivone Cacciavillani è più ottimista di Morosin sull'esito del giudizio della Corte: «Ci sono delle ragioni molto forti che depongono a favore della legittimità della legge che indice il referendum - spiega Cacciavillani - perché il Veneto è l'unica Regione italiana ad avere uno statuto che, all'articolo 2, riconosce "il diritto all'autogoverno del popolo veneto". Formula bella, nobile, voluta nello Statuto veneto dal grande Feliciano Benvenuti. Nessun'altra Regione ha un simile riconoscimento, e gli Statuti regionali sono leggi dello Stato. Quindi il nostro diritto all'autogoverno è scritto nella legge, la Consulta potrà tirarlo da una parte o dall'altra, ma non potrà cancellarlo, dovrà pur dire in che cosa si sostanzia questo particolare diritto a disporre di se stesso, che solo al popolo veneto viene riconosciuto».
La legge che indice il referendum sull'indipendenza pone una condizione per poterlo celebrare: che «cittadini e imprese» ne sostengano le spese, così da rendere la consultazione «senza oneri per lo Stato». Il costo del referendum è stimato in 14 milioni di euro: una cifra da molti ritenuta eccessiva, visto che il referendum "gemello" che non parla di indipendenza ma di speciale autonomia ha un costo calcolato in appena 4 milioni di euro. Ma insomma sono tre euro a testa, per i cittadini veneti: una cifra sopportabile. La Lega, finora, tra un Tosi contrario all'indipendenza e un Salvini impegnato nella conquista del Sud, non s'è per quasi per nulla applicata alla raccolta fondi. Però è chiaro a tutti che se i legali della Regione Veneto potessero presentarsi ai giudici della Consulta con l'assegniuccio da 14 milioni in mano, dire di no sarebbe non giuridicamente, ma politicamente molto più difficile.
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