Matteo alla battaglia di Bruxelles: scorporare

Giovedì 18 Dicembre 2014
Matteo alla battaglia di Bruxelles: scorporare
ROMA - Matteo Renzi parte oggi per Bruxelles determinato a giocare la sua partita fino in fondo. E alza la posta in gioco, facendosi precedere nella capitale belga dalle sue parole di ieri che non hanno lasciato dubbi sul suo obiettivo: combattere strenuamente per ottenere lo scorporo degli investimenti per le grandi opere dal patto di stabilità. Una posta alta che lo stesso premier sa - come gli hanno ricordato, direttamente e indirettamente la stessa Ue ieri ma anche Berlino oggi - non è proprio a portata di mano. Bruxelles e la Germania si sono affrettate a ricordare il vecchio refrain: le regole sono regole e vanno rispettate, una certa flessibilità nel patto c'è già e per ottenere di più bisognerebbe cambiare le regole. Cosa che non può fare la Commissione. Sul tavolo c'è solo il modesto piano di rilancio di Juncker, e pure senza un euro, almeno per adesso. Infatti il presidente dlela Commisisone europea bussa a denari: «Mi auguro che dal Consiglio di oggi non arrivino solo parole. Abbiamo bisogno di soldi per finanziare il piano, spero che gli Stati membri diano il loro contributo».
Per potre fare di più, per cambiare le norme del Patto, servirebbe una revisione, al momento non in programma, che rischia di riaprire il vaso di Pandora delle rivendicazioni nazionali. Ma al di là dei tecnicismi, il metodo del premier italiano al suo ultimo Consiglio da presidente di turno della Ue, sembra essere chiaro: puntare più in alto possibile per ottenere magari un compromesso, di certo più "espansivo" di quanto solo qualche mese fa si poteva ipotizzare.
«Incunearsi in quello spiraglio che si è aperto» in Europa e cercare di «allargarlo», è il ragionamento che rimbalza tra i corridoi di Palazzo Chigi e nelle parole di chi è vicino al dossier. Perché quello spiraglio si è aperto. Ed è un dato di fatto che Renzi, da tempo, rivendica essere anche un risultato della sua strategia europea.
Strategia che ieri è stata anche al centro della colazione con il capo dello Stato Giorgio Napolitano allargata a molti dei suoi ministri: al Quirinale si è fatto il punto sui dossier europei, su quelli al centro del vertice di oggi (dal piano Juncker alla Russia) e anche sugli altri dossier internazionali.
«Solo un anno fa ai tavoli il piatto forte erano conti e parametri, oggi si parla di crescita e investimenti», fa notare il governo italiano. Non per nulla palazzo Chigi è al lavoro per strappare una visita a Roma di Angela Merkel in cui si dovrebbe annunciare - nei desideri di Renzi - lo scorporo degli investimenti nazionali produttivi dal patto di stabilità, vecchio cavallo di battaglia italiano.

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