Orrore Isis: decapitato un ostaggio giapponese

Domenica 25 Gennaio 2015
Orrore Isis: decapitato un ostaggio giapponese
I militanti dell'Isis avrebbero ucciso uno dei due prigionieri giapponesi nelle loro mani. Il video che annuncia l'esecuzione è stato intercettato da Site, il servizio americano che monitora l'attività telematica dei gruppi jihadisti, e una copia del filmato sarebbe stato recapitato nel cuore della notte, secondo l'agenzia di stampa giapponese Kyodo News, presso l'abitazione della moglie dell'ostaggio superstite: il giornalista Kenji Goto. Per la prima volta nella sequenza dei video finora registrati dai militanti, la macchina da presa è fissa su una sola immagine: quella di Goto in piedi, vestito della tunica arancione imposta a tutti i prigionieri. Nelle sue mani l'uomo tiene la foto che documenta la supposta decapitazione del suo ex compagno di prigionia: il quarantaduenne Haruna Yukawa, mentre quella che si suppone sia la sua voce registrata dice: «Guardate la foto di Haruna, massacrato nella terra dell'Isis. Eravate stati avvertiti!».
Goto addossa poi la responsabilità dell'accaduto al primo ministro Shinzo Abe, colpevole di non aver onorato la scadenza dell'ultimatum che l'Isis aveva proposto per venerdì notte. I guerriglieri avevano chiesto il pagamento di un riscatto di 200 milioni di dollari in cambio della vita dei due cittadini giapponesi; una cifra pari a quella che il governo di Tokio ha accordato alla coalizione internazionale che combatte i militanti jihadisti in Siria e in Iraq. Il Giappone aveva pagato un riscatto in passato almeno una volta nel 1999: 3 milioni di dollari per la liberazione di quattro periti minerari rapiti in Kirgyzstan.
I guerriglieri jihadisti non chiedono più denaro: Goto dice che la sua liberazione potrebbe essere ottenuta in cambio della scarcerazione di Sajida Al Rashawi, una donna detenuta nelle prigioni giordane in seguito ad un truculento attentato suicida ad Amman nel 2005. I jihadisti sanno che un emissario del governo giapponese si trova al momento in visita in Giordania, e sollecitano l'avvio di un negoziato per lo scambio.
Il giudizio sull'autenticità del filmato era ancora sospeso ieri sera in attesa di conferme diplomatiche da Tokio e da Washington, dove il portavoce del consiglio per la Sicurezza Nazionale Patrick Ventrell ha comunque riconosciuto che ci sono indagini in corso per appurare la fonte. L'addetto stampa del governo giapponese Yoshihide Suga ha intanto testimoniato lo sdegno del suo paese per un «imperdonabile atto di violenza, che ci lascia senza parole».
Se, come appare molto probabile, la veridicità delle immagini sarà confermata, ci sarà da chiarire una serie di enigmi nell'operato dell'Isis, che sembrano segnalare una svolta strategica per il gruppo. L'anomalia dell'immagine fissa, al posto del filmato con lo sfondo del deserto, potrebbe segnalare difficoltà logistiche per i sequestratori, intrappolati forse in una zona di aperto conflitto. L'invio a domicilio del video sembra inoltre suggerire un'inedita linea di comunicazione diretta tra i sequestratori e la famiglia. Il dettaglio più sorprendente resta comunque la richiesta di scarcerazione di Sajiada al-Rashawi, il cui marito, perito nell'attentato del 2005, era un noto militante di al Qaeda, formazione sulla carta distante dall'Isis. La coppia partecipò agli spettacolari e sanguinosi attacchi simultanei a tre hotel della capitale giordana, nei quali morirono 60 persone, incluso il folto gruppo di ospiti di una festa di matrimonio che si teneva al Radisson Hotel. Sajida non riuscì ad attivare il detonatore dell'esplosivo che aveva addosso. Il marito la spinse sulla terrazza, e poi tornò nella sala affollata ad immolarsi insieme alla sue vittime. Da allora la donna è detenuta con una condanna a morte. La pena capitale che era stata sospesa in Giordania negli ultimi 8 anni è tornata in vigore il mese scorso, e la sua esecuzione potrebbe essere prossima.
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