Pensioni basse, ipotesi taglio Irpef

Martedì 2 Settembre 2014
Le ferie estive non hanno modificato la situazione. «Vediamo» aveva frenato il premier a inizio agosto. «Cercheremo di allargare il bonus senza però creare false aspettative» ha precisato ieri. La prudenza di Matteo Renzi sulla possibilità di estendere gli 80 euro oltre il perimetro dei lavoratori dipendenti compresi tra 8 e 26mila euro di reddito si spiega con le ristrettezze di bilancio. Serviranno circa 10 miliardi di euro, forse meno, per confermare nel 2015 lo sgravio Irpef a chi lo prende già dallo scorso maggio. E per andare oltre sarà necessario verificare se e quanto funzionerà la spending review dalla quale il governo punta ad incassare non meno di 16 miliardi di euro l'anno prossimo.
Al ministero del Tesoro qualche ipotesi l'hanno già messa a punto. Le linee di indirizzo alle quali sta pensando Via XX Settembre sono essenzialmente due e chiamano in causa i pensionati a basso reddito e le famiglie numerose. Sono questi due pezzi della società italiana, non necessariamente in alternativa, quelli che saranno coinvolti nell'operazione. Come muoversi e fino a dove spingersi dipenderà dalla consistenza delle risorse a disposizione ma l'ipotesi al momento più probabile è un intervento in favore dei pensionati. Se non ci sono coperture per garantire gli 80 euro a tutti quelli che sono rimasti esclusi al primo giro - è il ragionamento che si sta diffondendo nel governo - almeno cancelliamo l'Irpef che grava sulle persone che sono andate a riposo e che incassano un assegno mensile lordo compreso tra 625 e 665 euro. Vale a dire quegli 1,2 milioni di pensionati tra 7.500 e 8.000 mila euro l'anno ai quali lo Stato, ogni 27 del mese, sottrae in media circa 45 euro di tasse. Perchè orientarsi in questa direzione? La ragione è semplice: oltre ad essere soggetti a reddito molto basso, si tratta di contribuenti che non rientrano nella no tax area a differenza dei dipendenti che fino a 8.000 versano zero euro di imposta. «E' una ingiustizia che va sanata» ragionano fonti autorevoli del Tesoro. Ci vogliono circa 500 milioni di euro per condurre in porto questa operazione che, ragionano i consiglieri di Renzi, avrebbe il pregio di essere molto visibile nei confronti dell'opinione pubblica.
L'altra gamba del piano riguarda l'introduzione del quoziente familiare. In versione corretta. In più di una circostanza il premier Renzi ha riconosciuto che gli 80 euro concessi a un single hanno un impatto molto diverso rispetto a quelli indirizzati ad un padre di famiglia monoreddito con prole numerosa. «Dobbiamo porci il problema, l'Italia non può permettersi il lusso di trattare male chi ha figli» ha spiegato l'ex sindaco di Firenze. E al Tesoro sono consapevoli che la natura individuale che caratterizza il bonus da 80 euro è fonte di sperequazioni che vanno corrette. Così, potrebbe trovare posto il progetto di alzare la soglia massima di reddito per le famiglie numerose. Soglia elevabile per le famiglie che vivono con un solo stipendio a seconda del numero dei figli: il limite potrebbe salire da 26 a 30mila euro con due figli a carico, a 42 mila con tre e a 50-55mila con quattro. Gli uffici tecnici alle prese con le simulazioni stimano un impatto di 3-400 milioni per le casse dello Stato: qualcosa in meno rispetto all'intervento che riguarda i pensionati. Tra le ipotesi in campo, anche se meno quotata, l'aumento delle detrazioni familiari per i figli a carico attraverso un meccanismo che ricalcherebbe quello introdotto per l'Imu nel 2012 e che prevedeva (oltre a una detrazione fissa di 200 euro sulla casa) 50 euro per ciascun figlio fino ad un massimo di 400 euro.
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