Renzi: «Dalla Ue rilievi ma nessuna minaccia»

Giovedì 23 Ottobre 2014
BRUXELLES - La trattativa vera in Europa sulla legge di stabilità deve ancora iniziare e si giocherà in un clima nuovo. Ne è convinto, Matteo Renzi. Lo fa capire tra le righe del suo discorso alle Camere, quando afferma a chiare lettere che con l'insediamento della nuova Commissione guidata da Jean Claude Juncker, il primo novembre, l'Europa aprirà una nuova stagione e che le questioni principali oggetto della discussione con i partner europei, sollecitate e sviscerate dalla presidenza italiana, troveranno pieno compimento solo con Juncker, non con Barroso.
Si cercherà un'intesa sugli aspetti della manovra che violano i parametri comunitari, a partire dal rientro del deficit strutturale. E si troverà una soluzione ragionevole - su questo il governo ostenta ottimismo - nei margini concessi dalla riserva da 3,4 miliardi già preventivata.
Con Barroso i rapporti del premier italiano, spiegano fonti parlamentari, sono ai minimi termini. Tanto che sarebbe stato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a tenere aperto negli ultimi giorni un filo di dialogo. Ma Renzi invita a guardare oltre, perché sta per insediarsi una nuova Commissione con la quale è già stato compiuto un «indubitabile passo avanti» nella direzione della crescita. Il Pd ieri a Strasburgo ha "benedetto" con il suo voto la squadra di Juncker, ma solo dopo aver ottenuto l'impegno a un piano da investimenti da 300 miliardi «aggiuntivi»: una «scommessa», sottolinea Renzi, dal valore anche politico che dà un segnale proprio nella direzione della crescita. I Democratici - annuncia il premier - ne saranno «gelosi custodi» ma anche giudici «inflessibili» con i loro voti nell'Europarlamento. In quella scommessa, che nel Consiglio europeo di dicembre andrà definita in dettagli delicati come la fonte dei finanziamenti, il governo italiano legge la promessa del superamento di un'applicazione puramente «burocratica» dei parametri economici.
L'Italia ha fatto i suoi compiti a casa e a Bruxelles, spiega Renzi, potrà esibire l'apertura di «cantieri di riforma credibili». Ieri sera, intanto, la manovra ha ricevuto l'ok della Ragioneria dello Stato ed è stata trasmessa al Quirinale. Ma la legge di stabilità non rispetta tutti i parametri europei, dunque nella lettera in arrivo dalla Commissione Barroso (che in serata però non risulta ancora pervenuta) sono scontati «rilievi critici», rispetto ai quali il governo dovrà dare chiarimenti per evitare un giudizio negativo. Per capire quali passi compiere si attende di leggere il testo, spiegano fonti di Palazzo Chigi. Si cercherà di evitare, affermano dal governo, la bocciatura di Barroso.
Ma l'invito del premier è fin d'ora a non drammatizzare, perché la trattativa vera, quella per evitare la procedura d'infrazione, si giocherà con Juncker. E potrà essere gestita con la tranquillità di aver iscritto nella manovra una riserva da 3,4 miliardi, che consente di andare incontro alle richieste dell'Ue aumentando leggermente lo 0,1% previsto per il rientro dall'indebitamento (allo 0,25% o 0,3%). Infatti il presidente del Consiglio chiede più coraggio alle nuove istituzioni di Bruxelles e non vede arrivare minacce alla legge di stabilità: i chiarimenti sulla manovra, che vanno avanti anche in queste ore, sono «naturali» e non ci sono «diktat esterni».
La partita europea per il superamento della stagione dell'austerità in favore della crescita andrà, in ogni caso, affrontata in parallelo con quella interna delle riforme. Lo avrebbe ribadito anche il capo dello Stato nel pranzo di ieri al Quirinale con Renzi e i ministri alla vigilia del vertice Ue di oggi a Bruxelles. Solo attraverso quelle riforme si può ritrovare la via della crescita, è l'opinione condivisa dal premier. E per essere credibili in Europa non si deve perdere un ritmo serrato nell'attuazione del programma indicato.
Per non perdere quel ritmo, Renzi non intende cedere a ogni azione di freno. Con questo spirito si presenterà probabilmente all'incontro convocato oggi con le Regioni a Palazzo Chigi sulla legge di stabilità. Bene discutere, ma l'impostazione di fondo non può cambiare.

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