«Così siamo finite di notte sui marciapiedi di Padova»

Lunedì 24 Novembre 2014
Il giro inizia verso le 21, nel bagagliaio dell'auto té, caffè, latte e biscotti che i volontari acquistano di tasca propria. La cooperativa, infatti, non riceve contributi di nessun tipo da nessun ente e si autofinanzia. La prima fermata è quella per salutare 2 ragazze nigeriane che riconoscono don Luca e le volontarie e si sciolgono in un grande abbraccio. Due chiacchiere molto discrete per sapere come stanno loro e spesso anche i figli che hanno lasciato. Il tempo di un caffè e della riconferma che, in caso di bisogno don Luca e gli altri sono a loro disposizione.
Elisabeth, nigeriana trentenne, racconta di aver trovato un fidanzato e poi esclama: «Questo non è un lavoro, Dio aiutami». Poche decine di metri e la scena si ripete. Alcune donne sono conosciute da più tempo e si accende il dialogo, qualcuna è appena arrivata sul marciapiede, tiene le braccia strette intorno al corpo, nessun sorriso, e si allontana impaurita. I volontari tornano in auto, mai forzerebbero un contatto: quello si instaura col tempo come la fiducia.
Sulle strade tante fermate, qualche lucciola è appena maggiorenne, qualche altra ha passato la trentina: romene, moldave, russe, nigeriane. Beth di anni ne ha 38 ed arriva dalla Nigeria: accetta di raccontare la sua storia sorseggiando un caffè. «La strada è un'opportunità che permette di avere una casa e di mangiare - dice -. Chi arriva in Italia oggi sa che va sulla strada, non è più come anni fa quando si pensava di avere un vero lavoro. Un tempo ti pagavano anche 80 milioni per prostituirti. Ora c'è tanta offerta e con l'arrivo dell'euro ne bastano dai 15 ai 30.000. Io facevo la parrucchiera. Ho voluto partire, ho superato la polizia della Libia e sono salita in un gommone con 100 persone pagando mille euro. Diciotto ore di viaggio. Tremendo, se si comincia ad imbarcare acqua si fa la conta per vedere a chi tocca essere gettato in mare. Può essere anche un parente. E non puoi piangere. Arrivata a Lampedusa sono andata in strada decisa e tranquilla. Mi affido alla Provvidenza, quando ci sarà l'occasione cambierò vita».
Il giro prosegue fra caffè, biscotti e risate delle prostitute che salgono sulle auto anche per 10 euro. I prezzi sono calati. Cinzia arriva dalla Romania, di giorno a volte fa le pulizie. Non guadagna abbastanza per vivere, così per arrotondare deve vendere il proprio corpo.
In un angolo c'è Angel, 25 anni, che abbraccia i volontari e ricorda la fuga dalla Nigeria, lo sbarco a Lampedusa nel 2008 un anno dopo la morte del figlio, i Cie di Foggia e Ancona e l'arrivo sul marciapiede a Padova. Alle spalle una orribile storia di sposa bambina a 11 anni, seconda moglie di un facoltoso commerciante di 60 anni. «Ho avuto un bambino che è stato ucciso in un rito propiziatorio a 4 anni, poi 3 aborti dovuti alle percosse di mio marito - dice con dolore in perfetto inglese -. Poi mio marito mi ha fatto studiare e io sono fuggita, ma sono finita sulla strada». Al ricordo Angel si ammutolisce e abbraccia i volontari, chiede un caffè e si informa sul prossimo incontro. Intanto è passata l'una, il giro che don Luca compie un paio di volte in una sera per incontrare anche quelle che in primo momento erano occupate, si chiude con tante storie, tante tristezze ma anche tante risate, sogni e speranze di donne.
Luisa Morbiato

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