Società fallisce per un errore e-mail, ottiene giustizia ma non aprirà più

Giovedì 18 Settembre 2014
Falliti per una Pec. Falliti senza aver ottenuto uno straccio di comunicazione. Sette anni di lavoro buttati via, con la quasi certezza di non poter più riaprire l'attività nonostante la rapida cancellazione di una sentenza errata. Potrebbe essere la sceneggiatura di un film. Purtroppo è tutto vero. Ed è una storia di malagiustizia che deve far riflettere. Tutto ha inizio il 26 maggio scorso. È il giorno in cui il Tribunale di Padova decreta il fallimento della "Finalmentecasa 360° Floors and Furniture", società con sede in viale dell'Industria, specializzata nella commercializzazione di pavimenti, rivestimenti, arredi bagno e complementi d'arredo. Peccato che i titolari della ditta non ne sappiano nulla. Il titolare Gianni Furlan, trent'anni d'esperienza nel settore, e la moglie Stefania Boscaro vengono a saperlo da un cliente. È un piccolo artigiano che si rifornisce abitualmente nel loro magazzino. «Perchè - queste le sue parole - volete insistere a vendermi la merce se siete falliti? Il nome della vostra ditta è sul portale dei fallimenti del tribunale di Padova». L'indomani i coniugi Furlan si precipitano in tribunale in compagnia del loro legale. E si ritrovano a dover fare i conti con una sentenza piovuta dal cielo. Sono assaliti da mille domande. Scoprono che è stato il proprietario dell'immobile occupato dalla ditta a presentare l'istanza di fallimento. «Finalmentecasa» è stata dichiarata fallita per alcune mensilità d'affitto non pagate, per un controvalore di circa 100mila euro. Non ha però avuto la possibilità di difendersi. Gianni Furlan, quale legale rappresentante della società, è stato convocato a palazzo di giustizia con una Pec, una comunicazione via posta elettronica certificata. Peccato che per aprirla fosse necessaria la firma digitale di cui «Finalmentecasa» non si è mai dotata. Ma anche nel caso in cui Furlan fosse riuscito ad aprirla non avrebbe ricevuto l'inattesa comunicazione. Per un errore della cancelleria del tribunale fallimentare la mail era sprovvista degli allegati. Una macroscopica svista che ha consentito a «Finalmentecasa» di rovesciare il verdetto in tempi rapidissimi. Il 14 agosto la Corte d'Appello di Venezia ha accolto il ricorso di Furlan cancellando il fallimento per un vizio di forma.
Nel frattempo la società ha però chiuso i battenti. Tre giorni dopo la dichiarazione di fallimento la curatrice Alessia Schiavon ha requisito le chiavi della ditta, bloccato i conti correnti bancari e licenziato gli undici dipendenti. Altrettanta celerità non c'è stata, complice anche la pausa estiva, nel restituire operatività alla ditta. Il magazzino di viale dell'industria resta desolatamente chiuso. «Avevamo importanti commesse quando ci è caduta questa tegola sulla testa - racconta Stefania Boscaro - stavamo realizzando la piscina profonda quaranta metri all'hotel Millepini di Montegrotto, erano in programma lavori all'Antonianum e negli uffici della Polstrada di Rovigo. Forniture per tre milioni di euro ormai perdute. Ora dovremo quantificare il danno subìto e capire se avremo la forza di ripartire. Anche per i nostri dipendenti, prima licenziati in tronco e ora sospesi, senza neppure l'indennità di disoccupazione».

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