Bonifiche, bufera al Cellina Meduna

Giovedì 30 Ottobre 2014
Un esposto fa tremare il Consorzio di bonifica Cellina Meduna. La Procura di Pordenone sta indagando sulla gestione dell'ente, sulle modalità di assegnazione degli appalti e su un'ingente riserva di denaro accumulata negli anni. Dieci sono le persone iscritte sul registro degli indagati per reati contro la pubblica amministrazione: sono il presidente Americo Pippo e i suoi principali collaboratori. Le ipotesi di reato a cui sta lavorando il sostituto procuratore Maria Grazia Zaina fanno riferimento a presunti abusi d'ufficio, omissioni in atti d'ufficio, peculato e turbativa d'asta nell'ambito degli appalti gestiti dal Consorzio.
I decreti di perquisizione emessi dalla Procura riguardano nove dei dieci indagati e hanno il valore di un'informazione di garanzia. Sono stati eseguiti dai militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Pordenone poco prima dell'alba di ieri. L'attività ha riguardato abitazioni, gli uffici del Consorzio in via Matteotti 12 a Pordenone e alcuni studi professionali, uno dei quali si trova a Sacile e si occupa di progettazioni nel settore ambientale. L'attenzione della Procura si è soffermata anche su alcune figure che potrebbero essere marginali e, in una seconda fase, uscire dall'indagine.
L'inchiesta è partita da un esposto presentato la scorsa primavera, in cui si faceva riferimento a presunti abusi e irregolarità nella gestione delle gare d'appalto. Dagli accertamenti della Finanza sarebbe emerso uno scenario che getta ombre sugli ultimi anni di gestione del Consorzio. L'inchiesta dovrà far chiarezza sull'operato di Pippo (dal febbraio 1995 a capo del Consorzio di bonifica) e del suo attuale staff. Saranno verificate le condotte di coloro che hanno avuto un ruolo nella gestione dell'ente, a cominciare da coloro che hanno incarichi dirigenziali, come gli ingegneri Marcello Billè (direttore generale) e Andrea de Götzen (direttore tecnico). Del coordinatore dell'Ufficio Ragioneria, Mauro Muzzin; della segretaria Daniela Falcone e dei geometri Paolo Sbrizzi e Livio Santarossa.
La Procura della Repubblica non si è soffermata soltanto sulle gare d'appalto. Al centro dell'inchiesta vi sarebbe anche il fondo accantonato dal Consorzio, una somma enorme, si parla di oltre 21 milioni di euro che non sarebbero stati reinvestiti. I soci, inoltre, nonostante un accantonamento di risorse così importante, non avrebbero usufruito di tagli alle quote che versano per il servizio di irrigazione.
Come è stato amministrato quel denaro? Dagli inquirenti nulla trapela. Il procuratore capo Marco Martani ha solo riferito che l'inchiesta è ancora agli inizi e che ci vorranno mesi affinchè la Guardia di finanza possa esaminare la documentazione relativa ad anni di attività (gare d'appalto, verbali, documenti bancari e così via). Ha confermato che le indagini riguardano anche le risorse accantonate, contrariamente a quanto previsto dallo Statuto. «Non è un reato - ha spiegato - Ma è una situazione atipica, bisognerà capire con quali modalità è stato accumulato il fondo e perchè denaro non sia stato reinvestito. È come se, ad esempio, un Comune chiudesse con un attivo da centinaia di migliaia di euro e non tagliasse l'Imu ai suoi cittadini».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci