Il proiettile ha reciso un'arteria

Venerdì 30 Gennaio 2015
Federico Dri è morto dissanguato: nessun intervento chirurgico l'avrebbe salvato. Emerge dall'autiopsia, che ieri ha consegnato alla Procura conferme sia sulla causa del decesso del quarantasettenne ucciso dal padre, sia sulle dichiarazioni rese dal genitore nella caserma dei carabinieri di Fiume Veneto subito dopo il delitto.
Il medico legale Giovanni Del Ben ha fornito al sostituto procuratore Pier Umberto Vallerin le prime indicazioni sull'esito dell'esame autoptico eseguito ieri mattina all'ospedale di Pordenone. Era presente anche l'anatomo patologo Carlo Meneghetti, in qualità di consulente della difesa. A nominarlo sono stati gli avvocati Arnaldo De Vito e Giancarlo Zannier, i due legali che assistono Franco Antonio Dri, il settantatreenne agli arresti domiciliari con l'accusa di omicidio volontario aggravato.
Dri - esasperato da 30 anni di liti e contrasti familiari per quel figlio ingestibile e segnato dalla tossicodipendenza - lunedì sera ha usato una Beretta 7,65 che deteneva regolarmente dal 1979. Nel caricatore c'erano sette colpi. Ne ha sparato uno solo. Lo ha fatto alle 18.30, dopo una giornata trascorsa a guardare nel vuoto seduto sul divano di casa, rifiutando anche il cibo. Poco prima di cena, dopo l'ennesima lite tra madre e figlio e una notte in bianco a causa dei rumori provocati da Federico che non riusciva a dormire, il pensionato è entrato nella camera del figlio. Lui era sul letto, guardava la televisione. Il padre gli ha puntato contro l'arma, forse Federico ha tentato di alzarsi, perchè il proiettile lo ha colpito al torace seguendo una traiettoria dall'alto verso il basso. Una traiettoria obliqua, perchè la pallottola lo ha attinto al diaframma, gli ha reciso un'arteria addominale e ha perforato fegato e un rene prima di finire sul pavimento. Impossibile fermare lo choc emorragico determinato sia dall'arteria lesionata, ma anche dal fegato.
Oggi il magistrato valuterà gli ultimi atti inseriti nel fascicolo aperto contro Franco Antonio Dri e, se non ci saranno impedimenti, potrebbe rilasciare già in giornata il nulla osta alla sepoltura del quarantasettenne di Fiume Veneto. Questo permetterà alla famiglia di celebrare il funerale di Federico. Dal punto di vista processuale restano da valutare sia la possibilità di sottoporre Dri a un interrogatorio da parte del pm e sia la possibilità di ricorrere a una consulenza psichiatrica (verrà sollecitata dalla difesa) che valuti la capacità di intendere e volere dell'omicida nel momento in cui ha sparato.
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