PORDENONE - Elivia Prendi di due anni e mezzo sarebbe morta a causa di un errore nella sommistrazione di un farmaco, non adatto in età pediatrica e usato in dose più che tripla. La piccola è deceduta il 15 febbraio mentre era ricoverata al Santa Maria degli Angeli per l'asportazione di una ciste sottolinguale. A stabilirlo la consulenza tecnica medico-legale disposta dal sostituto procuratore Maria Grazia Zaina, affidata agli specialisti in anatomia e istologia patologica e anestesia e rianimazione Alberto Furlanetto e Barbara Benedini resa nota dalla società Giesse incaricata dalla famiglia di occuparsi del caso. Secondo i consulenti tecnici del pm della Procura di Pordenone, i medici dell'ospedale di Pordenone avrebbero sbagliato nella scelta del farmaco utilizzato per sedare la bimba nella fase postoperatoria, oltre che nel suo utilizzo prolungato e nella quantità somministrata.
Elivia era stata ricoverata al Santa Maria degli Angeli lo scorso 13 febbraio per essere sottoposta, la mattina successiva, a un intervento di asportazione di una ciste benigna alla lingua che, ingrossandosi, iniziava a crearle problemi nell'alimentazione. La bambina si era presenta in ospedale in buone condizioni di salute e l'operazione era stata eseguita alla perfezione, senza alcuna anomalia. «Ciò che invece deve essere censurato, perché evidente errore terapeutico sottolineano i due periti nella consulenza è l'utilizzo dei farmaci impiegati per la sedazione della piccola Elivia durante le ore di degenza trascorse in terapia intensiva». In questa fase i medici, per evitare possibili complicazioni come il sanguinamento o l'edema dell'area appena operata, avevano scelto di continuare a mantenere sedata la piccola paziente. Per farlo, però, hanno utilizzato un potente agente sedativo-ipnotico ad azione centrale «indicato per terapie di breve durata, ma vietato dalle linee guida nazionali e internazionali per la sedazione di pazienti critici sotto ai 16 anni di età».
I genitori di Elivia, che hanno perso la loro unica figlia e abitano ad Aviano si sono affidati alla Giesse di Pordenone, società specializzata in risarcimento danni nei casi di malasanità. «Quello che sembra emergere dalla perizia disposta dalla Procura afferma Maurizio Cibien, responsabile di Giesse Pordenone - lascia davvero sbigottiti. Ci auguriamo ora che la chiara ricostruzione di quanto avvenuto, così come descritta in modo inequivocabile nella perizia dei consulenti del pm, porti chi di dovere a non negare l'evidenza e, quindi, a un comportamento collaborativo, in modo che a questa enorme sofferenza patita dai genitori della piccola Elivia non si aggiunga ulteriore e inaccettabile dolore».
© riproduzione riservata
Elivia era stata ricoverata al Santa Maria degli Angeli lo scorso 13 febbraio per essere sottoposta, la mattina successiva, a un intervento di asportazione di una ciste benigna alla lingua che, ingrossandosi, iniziava a crearle problemi nell'alimentazione. La bambina si era presenta in ospedale in buone condizioni di salute e l'operazione era stata eseguita alla perfezione, senza alcuna anomalia. «Ciò che invece deve essere censurato, perché evidente errore terapeutico sottolineano i due periti nella consulenza è l'utilizzo dei farmaci impiegati per la sedazione della piccola Elivia durante le ore di degenza trascorse in terapia intensiva». In questa fase i medici, per evitare possibili complicazioni come il sanguinamento o l'edema dell'area appena operata, avevano scelto di continuare a mantenere sedata la piccola paziente. Per farlo, però, hanno utilizzato un potente agente sedativo-ipnotico ad azione centrale «indicato per terapie di breve durata, ma vietato dalle linee guida nazionali e internazionali per la sedazione di pazienti critici sotto ai 16 anni di età».
I genitori di Elivia, che hanno perso la loro unica figlia e abitano ad Aviano si sono affidati alla Giesse di Pordenone, società specializzata in risarcimento danni nei casi di malasanità. «Quello che sembra emergere dalla perizia disposta dalla Procura afferma Maurizio Cibien, responsabile di Giesse Pordenone - lascia davvero sbigottiti. Ci auguriamo ora che la chiara ricostruzione di quanto avvenuto, così come descritta in modo inequivocabile nella perizia dei consulenti del pm, porti chi di dovere a non negare l'evidenza e, quindi, a un comportamento collaborativo, in modo che a questa enorme sofferenza patita dai genitori della piccola Elivia non si aggiunga ulteriore e inaccettabile dolore».
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