Soldi per matrimoni e funerali I parroci: «Non ci sono tariffe»

Domenica 23 Novembre 2014
Il Papa grida allo scandalo per i tariffari di messe e funzioni affissi alle porte delle chiese con tanto di prezzi fissi per battesimi, matrimoni, funerali e benedizioni. Un allarme arrivato sino alle porte delle chiese di Concordia - Pordenone, anche se i sacerdoti non hanno dubbi: in diocesi nessun "prezziario". È tradizione, casomai, lasciare offerte nel caso di celebrazioni di sacramenti. «Donazioni spontanee, libere e non richieste. Anzi, aumentano le famiglie in condizioni di povertà che non possono permettersela», confermano i sacerdoti pordenonesi, che registrano un calo delle offerte. Ma se da un lato esiste la gratuità del servizio ecclesiastico, dall'altro convive l'esigenza di mantenere un equilibrio economico tra le spese di gestione, le attività di volontariato e di solidarietà, visto che le parrocchie si sostengono sulle offerte.
Del resto se è vero che le parrocchie non sono agenzie di servizi, può capitare che in alcuni casi si faccia riferimento a qualche indicazione o prassi «standard»; niente di comparabile ai tariffari, piuttosto delle cifre di orientamento. Le abitudini dipendono dalla «sensibilità» dei fedeli, ma anche dalla tipologia di parrocchia: se si tratta di un piccolo centro provinciale le offerte sono inferiori, salgono invece se si trova in un centro più «popoloso» o nel capoluogo. Si può andare da qualche decina di euro per battesimi o cresime, a ben oltre cinquanta euro per matrimoni o funerali. In generale, però, sono gli stessi parroci a rifiutare l'idea di suggerire una quota. «La parrocchia è una famiglia, non si chiede nulla. Per altro stanno aumentando sempre più i casi di povertà, figuriamoci se mettiamo tariffe fisse. La chiesa è un'accoglienza generosa, gratuita, non siamo un'agenzia di servizi» spiega don Giuseppe Grillo parroco del Cristo Re a Villanova. «La chiesa è un dono, ci si rimette alle persone. Chi può dare lo fa, chi non ci riesce non lo fa. Le offerte nascono originariamente come offerta di doni, di cibo, come partecipazione all'offertorio» commenta anche don Giosuè Tosoni. Quanto al monito di Papa Bergoglio e l'inesistenza in loco di tariffari, la rassicurazione arriva pure da don Bruno Cescon, direttore del settimanale diocesano «Il Popolo» e dell'ufficio diocesano della comunicazione sociale: «Non ci sono situazioni di questo tipo. Il Papa ha giustamente sottolineato la gratuità dei sacramenti e del servizio della Chiesa. I cristiani sono abituati a pensare anche al mantenimento delle opere della chiesa e le offerte servono proprio a questo. Così come le famiglie che portano in chiesa borse della spesa in segno di generosità. E spesso rileviamo che a donare di più sono proprio coloro che hanno meno mezzi, rispetto a chi invece ha più possibilità».
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