Una bomba gli cambiò la vita I figli risarciti dopo 34 anni

Sabato 25 Ottobre 2014
Una vita stravolta dalla strage di Bologna, una sofferenza che ha compromesso anche la serenità familiare. Mario Greco era di Cordenons ed è morto in un incidente stradale nel 1994. Era convinto che bastasse essere in contatto con l'Associazione tra i familiari delle vittime dell'attentato alla stazione di Bologna per ottenere un risarcimento, ovvero quel diritto che lui, nelle sue condizioni psico-fisiche, non era in grado di esercitare. A distanza di 34 anni e dopo una battaglia legale durata quasi 20, la moglie e i due figli sono riusciti a far quantificare il danno biologico. La somma liquidata dal Tribunale di Trieste è modesta, poche decine di migliaia di euro, ma il principio riconosciuto dai giudici ha messo alle corde il ministero dell'Interno: anche in questi casi i familiari possono agire come "iure hereditatis", cioè ereditare il diritto al risarcimento.
La vicenda di Mario Greco è drammatica. Il 2 agosto 1980 era in stazione a Bologna: il suo nome è nell'elenco dei 200 feriti (85 i morti). Le ferite alla testa e alla schiena guarirono, ma il cosiddetto "trauma da scoppio" devastò la sua vita. Lo choc fu tale che perse il lavoro alle ceramiche Galvani, cominciò a soffrire di crisi depressive e fu costretto a diversi ricoveri in ospedale. Nel '94 la sua vita finì tragicamente in un incidente stradale e la famiglia, sulla base di una legge del 1990, la 302, fece istanza per ottenere un risarcimento. Moglie e figli agirono come eredi legittimi, ma il ministero rigettò la richiesta sostenendo che doveva essere la vittima a proporla, quando era ancora in vita. La famiglia si appellò al Tar. Nel frattempo - era il 1998 - grazie alla legge 407, si aprì uno spiraglio: conteneva, infatti, nuove norme a favore delle vittime di terrorismo. Il ministero rimase arroccato nella sua posizione, il Tar rigettò il ricorso.
Nel 2001 nuova richiesta di risarcimento respinta dal ministero e nuovo ricorso al Tar. Il procedimento rimase 10 anni fermo a Trieste, dopodichè i giudici dichiararono la carenza di giurisdizione perchè la Cassazione nel frattempo aveva cambiato la qualifica giuridica del diritto al risarcimento: non più "interesse legittimo" (tutelabile davanti al Tar) ma "diritto soggettivo". A questo punto gli avvocati Alberto Cino e Andrea Manzon di Pordenone si sono rivolti al Tribunale di Trieste, competente in materia. Nonostante siano passati 30 anni dalla strage, hanno ottenuto dal giudice un consulente tecnico d'ufficio che, sulla base dei carteggi sanitari di Greco, ha ricostruito il suo doloroso percorso e stabilito un danno biologico dell'8/10 per cento. Il giudice ha poi stabilto che il diritto al risarcimento si trasmette agli eredi: lo Stato non può più rifiutarsi di pagare.
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