Avevano il potere di vita o di morte sulle aziende

Venerdì 31 Ottobre 2014
Avevano il potere di vita o di morte sulle aziende
Scandalo bonifiche. L'investitura ufficiale l'aveva ricevuta il 2 novembre 2006. Con decreto firmato dall'allora ministro Alfonso Pecoraro Scanio, l'avvocato dello Stato Giampaolo Schiesaro è stato nominato consulente della direzione generale per la qualità della vita del Ministero dell'Ambiente "per le problematiche connesse agli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino nel sito di Priolo, rivolte alla determinazione e alla riscossione delle somme vantate a titolo di danno ambientale". A Priolo, in provincia di Siracusa, aveva sede un importante polo petrolchimico. Il decreto stabiliva anche il compenso per il consulente: lo 0,3% degli importi corrisposti dai "soggetti obbligati". Due anni più tardi, il 14 marzo 2008, un nuovo decreto ministeriale ha ampliato le competenze di Schiesaro, affidandogli "altri siti inquinati di interesse nazionale per i quali siano in corso o stiano per essere intraprese procedure giudiziali di risarcimento del danno ambientale". Non solo. L'utilizzo del consulente veniva rimesso totalmente e discrezionalmente alle scelte del direttore generale del Ministero. Ossia Gianfranco Mascazzini. L'attività prestata dall'avvocato Schiesaro consisteva in sostanza in un supporto della direzione generale ministeriale che andava ad affiancare - ma talvolta si sovrapponeva - l'attività di assistenza legale già fornita dalle Avvocature Distrettuali competenti per territorio.
Dagli accertamenti eseguiti dalla Guardia di Finanza, tramite la consultazione dell'anagrafe tributaria, emerge che l'avvocato Schiesaro a titolo di compenso per la sua opera di consulente ministeriale nel contenzioso con una quindicina di aziende ha percepito tra il 2008 e il 2011 poco più di 691mila euro lordi, pari ad un netto di circa 408mila euro più gli spiccioli.
Ma erano le cosiddette "transazioni ambientali" il vero business della "cricca". Dove Mascazzini, che agiva sia in qualità di presidente della conferenza dei servizi (in caso di transazione), sia come direttore generale che approvava i progetti (in caso di procedura ordinaria), aveva il potere di vita o di morte sui destini di un'azienda. Mascazzini era il regista dell'operazione e Schiesaro la mente giuridica. Basti pensare che nell'area di Marghera ben quarantatrè aziende hanno scelto di transare con il Ministero dell'Ambiente per non vedere bloccati i propri progetti, pagando una somma complessiva di quasi 600 milioni di euro. Ma poi, le bonifiche sono state fatte? Illuminante la testimonianza di Marco Salmini, amministratore delegato della società Itermodale Marghera, che ha transato con 4 milioni di euro: «Ad oggi, a parte i marginamenti, anche quelli parziali, nessun intervento di messa in sicurezza è stato effettuato». Nel senso che - sostiene la Procura di Roma - a Mascazzini non interessava affatto la bonifica dei siti, piuttosto gli importava che le transazioni fossero fatte prima che si scoprisse che il danno ambientale c'era davvero. Scopo del sodalizio - viene contestata l'associazione per delinquere e la concussione - era costringere le aziende a pagare utilizzando indebitamente quale strumento di pressione le ispezioni ministeriali.
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