Cacciapuoti abbandona l'Ater e accusa il vertice

Martedì 21 Ottobre 2014
(m.l.) Il vertice dell'Ater nella bufera. Dopo Luciano Marangoni, se ne va sbattendo la porta pure Francesco Cacciapuoti, il consigliere di amministrazione, esponente di centrodestra, nominato dall'ex sindaco Bruno Piva proprio a seguito delle dimissioni di Marangoni. Il componente dell'ente presieduto da Aldo Guarnieri si era già distinto per aver criticato l'operato dei vertici, in particolare con il golpe bipartisan, con la leghista Elisa Tidon e il comunista Loris Brusco, che aveva sfiduciato, di fatto, il vicepresidente Domenico Romeo. Atto che ha causato il defenestramento da parte dell'ex presidente della Provincia, Tiziana Virgili, di Brusco, cui è subentrato Gino Sandro Spinello.
Fuoriuscito il segretario provinciale dei Comunisti italiani, Cacciapuoti con Tidon ha sempre mantenuto un atteggiamento critico, in particolare perché per tre mesi, dopo la revoca del ruolo di vicepresidente a Romeo, non venne convocato il consiglio d'amministrazione «in spregio alle regole democratiche». Un rapporto che pian piano si è logorato fino alla decisione di presentare le dimissioni. «Ringrazio chi ha riposto in me la propria fiducia, assegnandomi l'incarico - esordisce motivando questa scelta - all'Ater ho cercato di apportare il mio piccolo contributo affinché si potesse operare un cambiamento costruttivo, per esempio riguardo all'assegnazione degli incarichi esterni o per diminuire il costo unitario di costruzione e proporzionalmente aumentare il numero degli alloggi da costruire. Inoltre mi sono battuto per abbassare i compensi del direttivo. Purtroppo i giochi trasversali di potere servono affinché non cambi nulla».
Tutti problemi e anomalie già rilevate più volte da Brusco e da Massimo Carravieri.
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