Magnan, carcere in vista

Venerdì 18 Aprile 2014
Chi in Appello era stato assolto, resta assolto. Chi condannato, resta condannato. In particolare la pena, per Gianni Magnan, ex segretario provinciale di Pci e Pds, non cambia: sei anni e mezzo erano, sei anni e mezzo rimangono. I giudici della Cassazione hanno rigettato tutti i ricorsi proposti: sia dai difensori che dalla procura generale, cristallizzando quindi la decisione della Corte di Appello di Venezia del 18 dicembre 2012.
Le posizioni approdate all'attenzione della Suprema Corte erano quelle di Gianni Magnan, ex presidente dell'ente Eurobic e principale imputato del processo: in Appello aveva incassato 6 anni e 6 mesi; Renato Maghini, 3 anni e 6 mesi; Paolo De Rossi, 3 anni e 3 mesi; Giorgio Faccioli, 2 anni e 8 mesi. Erano tutti difesi dall'avvocato Melandri di Roma, tranne Maghini seguito dall'avvocato Balzan. I ricorsi delle difese sono stati rigettati, quindi le pene restano immutate. Era in ballo anche la posizione di Gianfranco Beghini, assolto in Appello. Pure il ricorso della procura generale di Venezia è stato rigettato. L'assoluzione diviene quindi ora «intoccabile».
In Appello erano stati assolti anche Giuliano Turcato e Diego Precisvalle. Il loro avvocato Paola Malasoma aveva tuttavia presentato un ricorso per risvolti esclusivamente civilistici della vicenda, ma i giudici hanno optato per il rigetto. Resta ferma comunque l'assoluzione.
Pare dunque arrivato il momento di apporre la parola «fine» alla vicenda giudiziaria apertasi con la maxi inchiesta che deflagrò ormai 12 anni fa e che per la provincia di Rovigo costituì un vero e proprio terremoto. A condurla fu la Guardia di Finanza, coordinata dal sostituto procuratore Manuela Fasolato, che successivamente seguì altre indagini di livello nazionale a Rovigo, prima di passare di recente in Corte di Appello a Brescia come sostituto procuratore generale.
L'inchiesta era incentrata sul fallimento dell'ente Eurobic. Una realtà nata con lo scopo di promuovere lo sviluppo economico del territorio polesano attraverso i fondi dell'Unione Europea. Uno scopo che non venne raggiunto. Il 19 dicembre del 2003 infatti l'ente venne dichiarato fallito, con un pesante passivo.
Secondo le accuse a questo esito avrebbero contribuito pesanti distrazioni di fondi. La storia del processo Eurobic è legata a doppio filo alla figura di Gianni Magnan. All'epoca vero e proprio astro nascente della politica polesana. Alla guida prima del Pci, poi dopo la svolta della Bolognina del Pds. Persona carismatica e preparatissima, della quale anche avversari e detrattori mai hanno potuto negare l'enorme intelligenza. In primo grado fu condannato a 13 anni. Contro questa pronuncia presentarono ricorso sia l'accusa, che chiedeva una pena più severa, che la difesa, affidata in origine all'avvocato Luigi Migliorini. I giudici di Appello scelsero di operare una drastica riduzione della pena: venne portata a 6 anni e 6 mesi. Ieri, però, il ricorso non ha prodotto ulteriori modifiche. «In momenti come questi non si ha voglia di dire nulla», ha commentato Magnan subito dopo la sentenza.
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