Sognava di lasciare quella casa «Sono solo, è troppo grande»

Giovedì 29 Gennaio 2015
«Zia, sono Luca. I gà copà mio padre». Luca Berveglieri, 40 anni, residente a Bergantino, dipendente della Riello a Legnago, si allontana dal clamore, fa pochi passi, prende il cellulare e comunica la notizia. Il padre Sereno è stato ucciso. È il punto fermo di una vicenda per il resto ancora oscura.
«Non lo sentivo da sabato - racconta - ma non mi sono preoccupato, perché succede spesso. Invece, questa mattina (ieri, ndr) lo aspettavamo. E quando non è arrivato ci siamo preoccupati. È stata mia moglie a trovarlo». «Sì, ogni mercoledì, quando a Bergantino è giorno di mercato - prosegue la nuora - viene da me, ho un negozio di frutta e verdura in paese. Ci siamo rimasti non vedendolo arrivare e abbiamo deciso di controllare. Sono entrata e l'ho trovato in cucina, a terra».
Qualche dubbio era venuto anche al fratello della vittima, Luciano, che vive a pochi passi, in una villetta a fianco di quella teatro dell'omicidio, con la moglie Licia. «Io l'ultima volta l'ho visto domenica, verso mezzanotte - dice - Stava salendo in macchina, è partito verso Ceneselli. È strano, non lo faceva mai, era abitudinario. Mi ha fatto specie».
Una circostanza che senza dubbio sarà ora vagliata con la dovuta attenzione dai carabinieri.
Berveglieri era vedovo da qualche anno e oltre a Luciano ha un altro fratello. Luca è il suo unico figlio. Ha lavorato una vita come muratore. Quasi sempre come dipendente, tranne che per un periodo che lo aveva visto diventare imprenditore, assieme all'allora collega Claudio Mantovani. Ieri Claudio era in bici, davanti a casa dell'amico, sgomento per la notizia. «Era un uomo forte e una persona buona, di ottimo carattere - ricorda - grandissimo lavoratore. Ci vedevamo ancora al bar, parlavamo spesso». In tanti ieri hanno appreso della tragedia nel più banale dei modi. Passando vicino a casa dell'anziano e trovandosi davanti flash, telecamere, divise, carabinieri in tuta bianca per i rilievi. I mille volti che la morte assume quando arriva prima del termine che il destino le aveva riservato. Quando arriva con violenza.
In tanti si imbattono in un addio forzato così, per caso. È il caso di Loretta, la colf che lo aveva seguito fino a circa un anno fa. Chiede cosa sia accaduto, alla risposta scoppia in lacrime. «Lui no, non è possibile - singhiozza - una persona splendida, generosa, che se lavoravi per lui ti dava il mondo».
Stesso discorso per l'amico Salvino. Arriva passeggiando assieme al cagnolino e quando sa cosa è accaduto non ci crede. «Ci vedevamo sempre al bar - commenta -, stava spesso lì, in cerca di compagnia. Aveva tanti amici, era una bella persona. Diceva sempre che voleva trasferirsi, lasciare quella casa ormai troppo grande e troppo vuota per lui». Lo conferma anche il fratello Luciano: «Sì, il suo sogno era andarsene».
Qualcuno lo ha stroncato, quel sogno. E in un modo che fa riflettere gli inquirenti. Dalla casa qualcosa è sparito, ma le modalità della morte sono da chiarire. Una rapina che finisce con un sacchetto in testa? Si indaga.
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