Rocchetta: sei ore non bastano

Mercoledì 16 Aprile 2014
A tarda sera le sorti di Franco Rocchetta e di altri dodici venetisti finiti in carcere con l'accusa di terrorismo e sovversione non era ancora stata decisa. Alle 22 il Tribunale della Libertà di Brescia non aveva stabilito se accogliere l'istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati oppure respingerla.
Un'udienza fiume, iniziata alle 11.45 e finita dopo sei ore, non è bastata per sciogliere tutti i dubbi. Se ne saprà di più oggi. Anche se i giudici hanno tempo fino a sabato per prendere una decisione. Ma un Tribunale della Libertà che ci mette 4 giorni per discutere un'istanza si è visto molto raramente. È vero che qui si parla di 13 casi distinti, ma è più probabile che qualcosa si sappia molto prima. Intanto Rocchetta rimane in attesa nella sua cella a Santa Bona.
Ieri, durante la sua difesa, l'avvocato padovano Fabio Pinelli ha spiegato ai giudici perché Rocchetta, il padre della Liga Veneta, non può rimanere ancora in carcere. Si è soffermato soprattutto sulla ricostruzione fatta dagli investigatori che lo dipingono come l'ideologo dell'Alleanza, l'associazione che avrebbe voluto portare la rivoluzione armata in Veneto. A detta dell'avvocato questa definizione non calza per nulla a Rocchetta: «Un ideologo dovrebbe ispirare qualcuno, quindi entrare in azione prima della costituzione di una qualsiasi forma associativa -osserva- invece i primi contatti tra Rocchetta e l'associazione risalgono a 8 mesi dopo la sua presunta costituzione». Ma questo non è stato il solo argomento utilizzato. Pinelli ha sottolineato anche il pacifismo del padre della Liga Veneta e il fatto che non abbia mai partecipato a discussioni dove si parlava di atti di forza o altro. E inoltre, se fosse veramente l'ideologo dell'Alleanza, avrebbe dovuto spingerla verso la via della non violenza e non in direzione opposta. Insomma, una linea difensiva carica di argomenti. Forse oggi si saprà se sono stati anche sufficientemente convincenti.(((caliap)))