Un'anteprima mondiale «Io ci metto la faccia»

Giovedì 23 Ottobre 2014
TREVISO - (P. Cal.) Marco Goldin ci tiene a tornare a Treviso. Ha messo sul piatto l'idea giusta, i contatti di altissimo livello e anche qualche sponsor. Al Comune chiede solo uno spazio museale all'altezza. E Santa Caterina, oggi, non lo è ancora: «Il problema è quello, la sede della mostra - dice - bisogna adeguarlo perché, così com'è adesso, quello spazio non va bene. Sono mesi che ne parliamo, so che sindaco e assessore si stanno muovendo. Io posso pensare al resto, ma questo aspetto è di competenza del Comune». E sui tempi, il critico d'arte trevigiano è molto preciso: «I tempi per decidere se fare la mostra o no sono scaduti più volte. Diciamo che, da oggi, hanno ancora un mese per decidere se farla o meno. Il problema, da quanto ho capito, non è più finanziario».
Infatti: i soldi, ormai, c'entrano fino a un certo punto. Quello da capire è se ci sono i tempi tecnici per rivoltare come un calzino Santa Caterina. E sullo sfondo si staglia il Museo d'arte di Detroit che, prima di imballare una sola opera da spedire a Treviso, vuole vedere dove verrà esposta: «Non è che a Detroit siano più esigenti che da altre parti - precisa Goldin - tutti i grandi musei internazionali prima di una mostra ispezionano la sede prescelta soprattutto se, come in questo caso, devono prestare decine e decine di opere. Solo che, in genere, si tratta di spazi già in ordine. Purtroppo non è il caso di Santa Caterina. Ma, se c'è la garanzia di sistemare tutto, sarà mio compito parlare con Detroit e magari convincerli a non venire sei mesi prima della mostra ma due».
L'impressione è che se Treviso non riuscirà a dare tutte le garanzie, la mostra andrà altrove. Ma l'occasione è ghiotta: «A Treviso si farebbe un'anteprima internazionale - dice Goldin - sarebbe un evento a livello europeo visto il livello delle opere a disposizione. Non abbiamo ancora deciso per quanti mesi tenerla aperto almeno quattro o cinque. Poi verrà smontata e portata in Giappone per una tournee in cinque città. Però l'amministrazione di Treviso mi deve dire se la mostra si può fare qui o no. Non è più il tempo di tergiversare altrimenti anche a Detroit diventano sospettosi. Io ho bisogno di certezze perchè ci metto la faccia. Non è assolutamente possibile, per esempio, che i lavori partano e poi si fermino per un ricorso qualsiasi. Gli americani non capirebbero. Non ci voglio nemmeno pensare».

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