«Friuli laboratorio d'accoglienza»

Venerdì 19 Dicembre 2014
UDINE - «Rifiutare l'accoglienza significa sminuire la nostra umanità, chiudere nell'implosione le nostre comunità. Tutte le società del pianeta sono composte da persone di diversa origine, cultura, lingua, fede religiosa. La questione dei flussi migratori è complessa, pone interrogativi su modalità e percorsi di accoglienza: non riguarda un paese o una regione ma l'Europa e il mondo intero». Nella "Lettera di Natale" dei sacerdoti di confine, presentata ieri al Centro Balducci di Zugliano di Pozzuolo, un riferimento all'emergenza richiedenti asilo. «Il nostro Paese non ha mai avuto un progetto serio sull'immigrazione - dicono i sacerdoti - la legge Bossi-Fini, vigente dal 2002, è da rinnovare profondamente, poiché continua a guidare malamente il fenomeno; nessuno la nomina e nessuno propone di modificarla». Poi un riferimento a "Mare Nostrum": «Certamente ha richiesto notevole impegno e i risultati sono stati ottimi: il progetto ha salvato la vita a 100mila persone. Adesso manca la parte dell'accoglienza finalizzata. Si cerca di tamponare i continui ingressi e, in assenza di un progetto strutturato, è diventata strutturale l'emergenza che nella nostra regione riguarda in modo particolare le tante persone che arrivano via terra». «La crisi economica e la mancanza di lavoro; la collocazione delle persone ospitate in edifici e luoghi discutibili; le disinformazioni nei loro confronti, la situazione di malessere sociale diffuso inducono, a nostro avviso, a indicare in loro i capri espiatori di tutte le situazioni difficili che tante persone vivono». I sacerdoti di confine pensano al Friuli come a una regione laboratorio, esemplare nell'accoglienza, col coinvolgimento di università, scuole, persone competenti, Enti locali, diverse comunità di fede e le stesse persone accolte. «A Nimis un'esperienza significativa: perché non seguirla e diffonderla? Perché temere che una società privilegi gli immigrati a scapito di altri, che esprima loro attenzione distogliendola al dramma della mancanza di lavoro e alle crescenti difficoltà di tante persone?».
Paola Treppo