Crac Fadalti, il Gip manda tutti a processo

Giovedì 31 Luglio 2014
PORDENONE - In 21 sono stati rinviati a giudizio per il crac della Fadalti Spa di Sacile, colosso dell'edilizia dichiarato insolvente il 9 dicembre 2010 e risorto grazie al gruppo friulano Zanutta. Al processo, che comincerà il 6 febbraio, sono chiamati a difendersi amministratori, manager e sindaci della società, oltre all'ex amministratore delegato di Friulia Spa, Federico Marescotti e al direttore investimenti della finanziaria regionale, Alessandro Mulas. Così ha deciso ieri il gup Roberta Bolzoni assegnando il fascicolo al collegio presieduto da Licia Consuelo Marino (a latere i giudici Monica Biasutti e Patrizia Botteri).
L'amministrazione straordinaria si è costituita parte civile con l'avvocato Luca Ponti. Ancora nessun passo avanti, invece, da parte di Friulia, indicata come parte offesa dal gup dopo le richieste di rinvio a giudizio. È per questo, probabilmente, che chiede ancora tempo per valutare un'eventuale costituzione di parte civile. Ieri era presente un suo legale: ha tempo fino al 6 febbraio per avanzare richieste risarcitorie al suo ex amministratore delegato.
Gli imputati sono i sacilesi Piero Fadalti in qualità di presidente del Cda; Luisa Fadalti, vicepresidente del Cda; Emanuela Fadalti, amministratore; Alvise Faotto, ad; Gabriele Verardo di Brugnera, amministratore; Franco Biasutti di Palazzolo dello Stella, amministratore espresso da Friulia Spa. I componenti del Collegio sindacale Domenico Porcaro di Pordenone; Ivonne De Conto di Sacile e Sandro Benvenuti di Trieste. Gli ex ad Giancarlo Francesco Puppo di Genova e Carlo Borea di Sanremo. Gli ex amministratori Claudio Borea di Sanremo; Alessandro Mulas di Trieste in qualità amministratore e direttore investimenti di Friulia Spa. L'ex ad di Friulia, Federico Marescotti di Milano. E poi gli amministratori in carica negli ultimi mesi: Giorgio Ghezzi di Bergamo; Pietro Codognato Perissinotto di Silea; Tatozzi Claudio di Milano e Dimitri Guarino di Pordenone. Infine per i sindaci del 2009/10 Giuseppe Cassinis di Milano, Anna Grava di Pordenone e Gianni Tulisso di Udine.
Si contestano, a vario titolo, ipotesi di bancarotta semplice e fraudolenta, ricorso abusivo al credito, indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato e un'evasione di Iva pari a 2,3 milioni. Secondo il pm Annita Sorti, il dissesto sarebbe stato aggravato nascondendo difficoltà finanziarie, l'azzeramento del capitale sociale e la necessità di ricapitalizzazione, consentendo un ulteriore accesso al credito bancario senza adottare piani di risanamento. Il tentativo di salvataggio effettuato con il gruppo Borea avrebbe ulteriormente aggravato il dissesto. In questo contesto si inserisce il finanziamento di 5 milioni erogato da Friulia a una società ormai decotta. Finanziamento che, secondo l'accusa, assieme ai 9 milioni ottenuti dal pool di banche coordinate da Mediocredito Fvg, sarebbe stato usato per pagamenti preferenziali di alcuni fornitori e istituti di credito, a scapito dell'Erario, facendo scendere da 41,7 a 27,6 milionio l'esposizione nei confronti delle banche.
Cristina Antonutti