«Una vendita a tradimento» Mobilitazione per villa Heriot

Giovedì 27 Novembre 2014
Il Comune, alla fine, ha deciso di vendere Villa Hériot, ma la città insorge. Insieme ai tanti "inquilini" di questa proprietà comunale che è un punto di riferimento culturale e sociale all'interno della Giudecca - qui ci sono la Casa della memoria, l'Università internazionale dell'arte, la scuola d'infanzia San Francesco - ieri si sono mobilitati anche tanti rappresentanti della cultura alta in città: dalla Fondazione Giorgio Cini, alla Querini Stampalia, dall'Ateneo Veneto alle Fondazioni Ugo e Olga Levi e Scuola di San Giorgio. Tutti contrari a quest'altra vendita per fare cassa, a quest'ennesimo contenitore destinato a diventare un albergo. Uno schiaffo alla città, oltretutto arrivato a tradimento, senza informare gli interessati, sostengono gli inquilini. Solo due mesi fa lo stesso commissario Vittorio Zappalorto aveva dichiarato che villa Hériot era stata inserita nel piano di alienazioni del Comune per chiudere il bilancio, ma che poi sarebbe stata tolta. E invece. Domani, in Consiglio comunale, arriverà una delibera che addirittura anticipa al 2014 la vendita di gran parte del complesso (la villa padronale, sede dell'Uia, nonché l'ex cavana, attuale palestra della scuola d'infanzia) in quanto "maggiormente appetibile" per "potenziali clienti". In questo periodo commissariale, si sa, i consigli comunali sono una formalità, ma domani è probabile che a Ca' Farsetti arriveranno tanti veneziani a protestare.
Intanto, in rete, gira l'appello lanciato dalle sette istituzioni ospiti della struttura, più i genitori della scuola, che ha già raccolto una ventina di adesioni, tra altre associazioni, comitati, circoli politici. Un documento che ricostruisce gli ultimi passaggi della vicenda. Venuti a sapere dai giornali dell'inserimento della villa nel piano di alienazioni, alcuni rappresentanti di Uia e Istituto della resistenza avevano incontrato il subcommissario al patrimonio che aveva assicurato trattarsi di un «refuso» e che gli edifici sarebbero stati tolti. In realtà, con una successiva rettifica, furono tolte alcune parti del complesso, lasciando villa e palestra che ora andranno in vendita. «Tutto sta avvenendo all'insaputa della città, privata di uno spazio d'incontro civico e di un'area di verde pubblico» denuncia l'appello, che ammonisce: «Chi opera tagli su servizi alla cittadinanza, cultura, educazione e socialità taglia il futuro della nostra città». Accorato anche il documento di Fondazione Cini, Querini, Ateneo Veneto, Fondazioni Levi e San Giorgio, che siedono nell'assemblea dei soci dell'Uia, fondata nel '69 da Mazzariol e che oggi è un punto di riferimento per il restauro delle opere d'arte. «Un bene di fondamentale importanza per la società, un bene comune di cui la collettività tutta ha il diritto di poter godere» scrivono chiedendo a Ca' Farsetti di ripensare la decisione perché è «fondamentale che questo luogo rimanga un patrimonio a beneficio delle generazioni future, secondo la volontà della proprietà che nel 1947 lo cedette al Comune perché fosse adibito a luogo di formazione».
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