Arsenale, 250 milioni per rinascere con i privati

Giovedì 27 Novembre 2014
L'Arsenale è diventato di proprietà del Comune da circa due anni, ma il Comune non è finora riuscito a partorire un'idea unitaria sul suo utilizzo che non vada al di là dei luoghi comuni. Questo anche perché gli spazi effettivamente utilizzabili dalla città per farci qualcosa sono una piccola parte rispetto a alle vaste porzioni di proprietà per le quali esistono vincoli tassativi di destinazione, come la Biennale e il Magistrato alle Acque. Per non parlare della Marina militare, che continua a mantenere l'uso di una vasta porzione dell'Arsenale Sud affacciata sulla darsena con gli edifici che cadono a pezzi e soprattutto mantiene la proprietà della darsena (dove stazionano soltanto alcune unità di media grandezza della Marina e dei carabinieri), impedendo di fatto una fruizione del complesso da parte della città.
Che fare, dunque, per recuperare quello che c'è e farlo rivivere, integrandolo nella città? La "ricetta" è contenuta nel documento direttore, 120 pagine elaborate dalle Direzioni sviluppo del territorio e Patrimonio con l'Ufficio Arsenale depositate sul sito del Comune a disposizione di tutti, che martedì 2 dicembre sarà oggetto di condivisione pubblica con cittadini e associazioni.
«Nell'occasione - ha specificato Marina Dragotto, responsabile dell'Ufficio Arsenale - saranno anche presentate le schede edificio per edificio con i dati urbanistici e il costo a metro quadrato per restauro». Il fabbisogno per restaurare l'Arsenale e renderlo utilizzabile nelle parti ancora da sistemare è di circa 250 milioni, con un investimento pubblico-privato su funzioni compatibili con il resto del complesso.
«Di questi soldi - ha precisato - il pubblico potrà investire al massimo il 20 per cento e non certo con il debito, ma con finanziamenti comunitari o contratti di rete. Ci aspettiamo qualcosa anche dalla Legge di stabilità, ma è chiaro che la parte da leone dovranno farla i privati».
La questione degli accessi è stata affrontata e si sta lavorando su due fronti.
«Vorremmo realizzare un ingresso alla Celestia - aggiunge Scognamiglio - in prossimità della Remiera Francescana nelle tese del Comune, ma occorre mettere in sicurezza il percorso. Con la Biennale stiamo pensando ad un percorso condiviso, ma loro ci chiedono garanzie per rispettare comunque gli spazi che devono rimanere riservati all'esposizione. Come primo passo, si potrebbe realizzare l'ingresso dal giardino delle Vergini».
«A chi critica e dice che non è stato fatto nulla - ribatte Dragotto - ricordo che già ora il giardino dato a Thetis è fruibile pubblicamente da lunedì a venerdì. Gli spazi propri del Consorzio Venezia Nuova si sono ridotti di molto e ora ci sono vaste porzioni che possono essere utilizzate dal Comune».
Una di queste, in un prossimo futuro, dovrebbe essere la zona del Bacino piccolo oggi utilizzata da Actv, che il Comune non ha intenzione, una volta liberata, di concedere a terzi. Quanto alla partita dell'intera zona dei Bacini, attualmente destinati a cantieri per la manutenzione del Mose, sembra sfumata l'ipotesi di un trasferimento a Marghera.
«Dal Provveditorato alle Opere pubbliche - ha concluso Scognamiglio - ci hanno detto che esiste una progettualità consolidata che ormai non si può fermare e quindi la manutenzione del Mose si farà all'Arsenale».
Il paventato "albergo", invece, sarà una sorta di residence ad uno di chi verrà all'Arsenale per lavoro o ricerca.
«Esiste una vasta domanda di alloggi - ha concluso Dragotto - che non trova risposta e la "foresteria" potrebbe servire proprio a dare una risposta ad una residenza di lavoro, fornendo servizi che vanno al di là della semplice portineria. Ma non di certo un albergo e men che meno di lusso».
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