Due Comuni autonomi Un saggio dimostra come costerebbero meno di uno solo

Sabato 20 Settembre 2014
«Due Comuni più piccoli costano meno di uno grande, specie se amministrato come quello di Venezia. Fatti i conti, il risparmio per la città d'acqua e Mestre con la creazione di due realtà amministrative autonome sarebbe di quasi 120 milioni di euro all'anno». Parola di Gianangelo Bellati, autore dello studio «Uno statuto speciale per Venezia?», presentato l'altro ieri a Cà Sagredo in una serata conviviale organizzata da Invest Club.
Il segretario generale di Unioncamere Veneto ha illustrato i risultati della sua ricerca non in quanto tale, ma esclusivamente come iscritto al sodalizio nato nel 2013 e comprensivo di una cinquantina tra imprenditori e manager, coadiuvato nell'esposizione dal professore cafoscarino Bruno Bernardi. In un incontro nel quale si sarebbe dovuto discutere di vantaggi e svantaggi della separazione, ma dove di questi ultimi non si è detto nulla, di fronte a un uditorio dove a fare la parte del leone erano gli avvocati: oltre a Mauro Pizzigati e Augusto Salvadori, i colleghi Giorgio Suppiej, Gregorio Donà dalle Rose, Giorgia Pea, Marco Sitran e Stefano Chiaromanni (rappresentanti dei comitati per Venezia e Mestre Comuni autonomi), insieme al docente universitario Alessandro Di Paolo, Roberto Leprotti (Confartigianato), Marco Vidal (The Merchant of Venice), all'ex consigliere comunale Renzo Scarpa e all'imprenditore e al commercialista padovani Luigi Savio e Luigi Barbieri.
Secondo Bellati, la separazione dell'attuale Comune comporterebbe un risparmio complessivo di oltre 119 milioni 653mila euro (partecipate escluse), e una spesa di 26 milioni per Venezia e 41 per Mestre (304 e 221 euro pro capite). Risultato ottenuto dai minori costi per due sindaci e i loro staff, dalla riduzione del numero dei consiglieri e da una diversa organizzazione della macchina comunale. Che oggi, nell'ambito del Comune unico e insieme alle sei Municipalità, gravano per quasi 187 milioni all'anno (694,50 euro pro capite).
Dopo l'approfondimento dei dati, Bellati ha parlato di «legge speciale sbagliata», smentendo che Venezia sia una città assistita, «perché insieme al Veneto dà più di quello che riceve». Lanciando l'idea di uno statuto speciale per la città storica e le isole «ispirato non a Madera, come ipotizzato negli anni Novanta, ma alle città-stato di Berlino, Brema e Amburgo, e funzionale a una maggiore autonomia finanziaria, a una fiscalità di vantaggio, agli investimenti internazionali e all'insediamento di istituzioni europee».
Vettor Maria Corsetti

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