L'aereo precipitato poteva finire sulla folla

Lunedì 22 Settembre 2014
L'aereo precipitato poteva finire sulla folla
«Era una persona straordinaria. Brillante, spiritoso, allegro. Sempre molto tranquillo. É una disgrazia incredibile. Siamo qui a piangere un amico. Un grande amico». Gli amici sono increduli. Il "mago" Francesco Fornabaio, 57 anni, tre figli, è volato in cielo. Se ne è andato a bordo del suo aereo, un Breitling Xtreme 3000, un prototipo da 650 chili, per il volo in acrobazia, una dei 27 che aveva compiuto quest'anno in Italia e all'estero. Fornabaio si è schiantato al suolo durante un'esibizione all'air show "Fly Venice" all'aeroporto Nicelli del Lido di Venezia sotto lo sguardo di almeno mille spettatori che si sono resi immediatamente conto della tragedia.
É stato il "botto" appena toccato terra a far capire a tutti che era successo qualcosa di grave. L'aereo, dopo un'evoluzione, è caduto perpendicolarmente tra le capanne delle spiagge riservate della Marina Militare e dell'Esercito, nella zona di San Nicolò. E solo il caso, ma anche la prestanza del pilota che potrebbe aver portato il velivolo fuori dagli spazi della manifestazione, ha evitato che la tragedia diventasse ancora maggiore: sarebbe bastato solo che il velivolo fosse andato a schiantarsi nell'area dell'esibizione assiepata di persone. Sul posto subito dopo lo schianto sono arrivati i Vigili del Fuoco e i Carabinieri della stazione del Lido che hanno immediatamente limitato l'area.
E tra i primi a giungere sul posto c'è stato Sergio Dallan, l'«equilibrista delle nuvole», un altro asso del volo acrobatico, che con Fornabaio ha condiviso non solo l'amicizia, ma anche un periodo di istruzione e formazione. «É morto nel tempo di una canzone - dice commosso guardando la carlinga gialla del velivolo - Uno, due forse tre minuti e Francesco non c'era più. Lo conoscevo da vent'anni. Era una persona solare. Aveva elevato la passione a vero e proprio mestiere. Era un professionista come pochi altri: attento, disponibile, scherzoso e impegnato. Stava volando con questo aereo da qualche mese e ne era soddisfatto, ma sempre di un prototipo si trattava». E vicino a Dallan, un altro amico, un altro pilota Paolo Gavazzi, milanese, la stessa origine di Fornabaio che sia pure lucano d'origine, aveva scelto di vivere a Milano e poi di spostarsi in provincia di Udine, all'aeroporto di Campoformido che era diventato - nella sostanza - il suo ultimo domicilio. E dove aveva trasformato la sua passione in un vero e proprio mestiere. «Era un amante della vita - dice Gavazzi - Una persona squisita. Simpatico, ironico, alle volte critico come possiamo essere tutti noi nella vita. Si allenava tutti i giorni. Non capisco cosa possa essere successo: non c'è alcuna strisciata a terra. Forse vi è stato uno stallo e l'aereo è venuto giù come un fuscello».

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