La commissione Mose spacca il Pd

Mercoledì 24 Settembre 2014
«La commissione d'inchiesta è a un punto morto. Sono certo che non abbiamo niente da nascondere però non riusciamo ad ottenere la massima trasparenza, perché chi aveva incarichi di responsabilità non sta collaborando». Una dichiarazione, quella del segretario metropolitano del Pd, Marco Stradiotto, che lunedì sera ha dato la stura a una infuocata direzione provinciale. Alcuni membri della direzione, tra i quali Michele Mognato, Alessandra Miraglia e Gabriele Scaramuzza hanno reagito, criticando Stradiotto e accusandolo di insinuare sospetti. «Non fa bene al Pd», ha detto la Miraglia. «Così facciamo credere di avere scheletri nell'armadio», ha aggiunto l'ex assessore Tiziana Agostini. Sta di fatto che la «commissione interna» del Pd (presieduta da Gilberto Bellò) che sta cercando di fare luce sui finanziamenti del 2009 e del 2010, ha finora concluso ben poco e la collaborazione di alcuni esponenti del partito è stata quantomeno tiepida. Qualcuno in direzione, come il civatiano Gianluca Mimmo, ha chiesto di pubblicare quanto emerso dalla commissione. «Rendiamola pubblica, - ha risposto Stradiotto - ma non c'è niente di nuovo. Io chiedo più collaborazione proprio perché andiamo verso due campagne elettorali e, prima che siano i nostri avversari a fare insinuazioni, dobbiamo avere gli strumenti per difenderci».
Il clima nervoso della riunione risentiva anche dei dissapori emersi negli ultimi mesi con i botta e risposta su social network e stampa. I motivi di dissenso non mancano: dalla questione Contorta all'appoggio ad alcune iniziative e ai tagli di Zappalorto. Secondo Stradiotto, infatti, è giusto che anche il Comune di Venezia, dove spende troppo, provi a risparmiare. Molti membri della direzione hanno però invitato il segretario a non mettere il naso sui temi cittadini e a restare «nel suo ambito provinciale». «Con queste pressioni voi mirate ad avere dei segretari deboli» ha replicato Stradiotto. Duro anche l'attacco di Antonio Cossidente: «Se tu e De Menech volete fare i segretari di una parte sola, dovete dirlo». E poi Mognato: «Le critiche e il confronto sono normali in un partito come il nostro. C'è però un luogo politico in cui ci si confronta, non esistono solo Facebook e Twitter».
E proprio Facebook è stato all'origine di un'altra accesa discussione. Dalla sua pagina Stradiotto aveva invitato il Pd ad assumere un ruolo diverso da quello di Bettin e Caccia, perché un partito che vuole essere l'asse portante di un'alleanza non può continuare a dire solo dei no (anche in riferimento al Contorta) ma deve prendere decisioni e proporre soluzioni. Il rischio di fare il gioco degli alleati? «Arrivare al 51% ma poi ritrovarsi in una situazione di ingovernabilità».
«Bettin e Caccia sono i nemici? Chiediamolo agli ex assessori» ha replicato Mognato, che poi ha chiamato in causa Ferrazzi chiedendogli, prendendo ad esempio il Pat, se in giunta o in consiglio gli alleati abbiano votato contro. «Non ho detto che sono i nemici - ha chiuso Stradiotto - io sono per alleanze più ampie possibile». In difesa del segretario provinciale, sono intervenuti Alessadro Coccolo, Laura Visentin e Giovanni Parise. «Stradiotto lancia una sfida che dobbiamo cogliere - commenta Coccolo - Non possiamo essere giudicati per un commento in Facebook o un articolo di giornale».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci