La droga in pentole sommerse

Sabato 20 Dicembre 2014
C'era chi nascondeva la droga dentro pentole a pressione immerse nella laguna, in punti molto appartati. E chi, come Massimo Dabalà - legato alla banda di Giovanni Giada - la nascondeva nei copertoni attaccati alle bricole. Insomma, ogni espediente era buono per sfuggire ai controlli. Ma non è bastato.
Perché l'indagine dei Carabinieri, svolta con metodi tradizionali come pedinamenti, controlli notturni e verifiche sulle utenze telefoniche, ha portato alla luce questo gigantesco traffico di cocaina. Così è stato anche ieri mattina quando, con l'utilizzo di un elicottero è stata controllata la zona di Campalto. In tutto sono state fatte 40 perquisizioni con l'impiego di 200 militari e unità cinofile. La droga arrivava in Veneto, Lombardia ed Emilia attraverso aerei, barche e auto e veniva girata ai componenti che si conoscevano da anni.
«Al momento - ha spiegato ieri il procuratore della Repubblica Luigi Delpino - non c'è la contestazione di associazione per delinquere ma il quadro emerso è chiaro e nel gruppo figurano anche ex componenti della mala del Brenta». Dopo il sequestro a febbraio di una decina di chili di cocaina, nell'auto di Davide Vianello, gli inquirenti sono riusciti ad arrivare agli altri spacciatori che sono stati arrestati per traffico internazionale di droga visto che la cocaina, a quanto pare, arrivava da Sudamerica e Spagna. Nelle intercettazioni non emergevano dettagli strani visto che il linguaggio, come hanno precisato i carabinieri, era molto scarno e consolidato. Con la frase "Ci vediamo alle 18" si specificava che c'era la necessità di un rifornimento abbastanza rapido che, il più delle volte, avveniva nei centri commerciali dove due persone che camminavano (magari un uomo e una donna) difficilmente avrebbero creato sospetti. Ed in effetti nell'ordinanza del gip vengono ricostruiti i vari passaggi dello stupefacente. «Siamo in presenza di un gruppo molto organizzato - ha aggiunto il colonnello Giovanni Occhioni affiancato dal maggiore Graci e dal capitano Risottino - che aveva una grande capacità di spaccio visto che l'attività era ramificata ed arrivava anche a Rovigo, Ferrara e Pavia».
G.P.B.

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