La fotografia di rito e poi via «Ragazzi, ci vediamo dopo»

Lunedì 22 Settembre 2014
«Ci vediamo dopo». Il volto sereno, e la massima professionalità. Sono state queste le ultime parole di Francesco Fornabaio prima di salire sul velivolo dove, pochi minuti dopo, avrebbe trovato la morte. Era la sua ultima esibizione della giornata. Si è trasformata nel congedo dalla vita. Prima di mettersi ai comandi ha posato per una foto. Un rito, qui al Lido, che si ripeteva da tre edizioni. Una foto (che qui pubblichiamo) l'ultima in vita, scattata dal fotografo veneziano, Riccardo Roiter Rigoni, suo amico, dopo che i due, accomunati dalla passione per il volo, si erano incontrati proprio al Lido nel 2008. Era sorridente e di lui resta questa immagine, quattordici minuti prima dello schianto mortale sulla spiaggia. La vita è volata via in un attimo. Fornabaio aveva già fatto una prima esibizione in mattinata, verso le 13.30. E tutto era andato benissimo. Poi, secondo quanto hanno raccontato gli amici, aveva deciso di anticipare l'esibizione pomeridiana. Il meteo non prometteva bene, e non voleva correre il rischio di non accontentare le circa duemila persone che affollavano l'aeroporto. Il pilota, campione del mondo, nella giornata di sabato si era detto preoccupato per il maltempo, dispiaciuto del fatto che la pioggia aveva ridotto il programma. Anche ieri mattina era parso tranquillissimo, aveva curato tutto nei minimi dettagli e con tutti era stato molto disponibile, foto, autografi e tanti aneddoti sul volo.
«Era tranquillo, sorridente e concentrato - racconta Riccardo Roiter Rigoni - ho ancora la mano che trema al pensiero che sono stato l'ultimo a fotografarlo in vita. Perdo un amico caro, ci sentivamo spesso anche via internet, e avevamo anche alcuni progetti lavorativi, da fare insieme, che però non siamo purtroppo riusciti a realizzare».
Il fotografo ricorda gli ultimi istanti.
«Era richiesto in tutta Europa - prosegue - a breve sarebbe dovuto andare in Grecia. Era alla quattordicesima esibizione della stagione e perciò tutto era come una routine. Nulla lasciava presagire la tragedia». Poi ricorda il carattere dell'amico.
«Per lui il volo non era la cavalcata del rischio - chiude - ma significava inseguire la libertà. Era un trascinatore che sapeva trasmettere a tutti questa sua grande passione».
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