La strategia del nuovo Fontego «Lusso e botteghe artigiane»

Mercoledì 17 Settembre 2014
Come foto ricordo dal Ponte di Rialto hanno scelto lo sfondo giusto: le impalcature del cantiere del Fontego dei Tedeschi. E nella presentazione del loro progetto nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice hanno mostrato la loro immagine davanti all'edificio quattrocentesco una volta sede di Poste Centrali. Loro, sono Philippe Schaus, presidente e amministratore delegato di Dfs Group, e Eleonore De Boysson, vicepresidente del gruppo per l'Europa e Medio oriente. Toccherà a loro "traghettare" l'edificio davanti al Ponte di Rialto nel nuovo grande centro commerciale - il primo in Europa - della catena Dfs, la società del gruppo Lvmh Vuitton presente in 11 Paesi soprattutto Oceania e Estremo Oriente, con 420 punti vendita e 9000 dipendenti nel mondo. Secondo i programmi, dopo i lavori di restauro in corso da parte della proprietà Edizione Property della famiglia Benetton, Dfs Group dovrebbe aprire le porte del "nuovo" Fontego alla metà del 2016.
Mister Schaus, come mai avete scelto Venezia per lo sbarco di Dfs in Europa?
«
Il nostro gruppo, nato nel 1960, si è sempre concentrato sul "viaggiatore" offrendo spazi commerciali di primo livello in località cardine cone Sydney, Hawaii, Hong Kong. Da anni guardiamo all'Europa. Avevano preso in considerazione due Paesi: Francia e Italia. E se Oltralpe stiamo ancora valutando la nostra presenza, qui in Italia avevamo individuato 4 città: Milano, Roma, Firenze e Venezia».
E alla fine la scelta è caduta sulla Serenissima...
«
Milano l'abbiamo scartata perchè ci sono già molte offerte commerciali. Firenze e Roma non avevano posti adeguati. Poi si è fatto vivo il gruppo Benetton...»
E vi ha offerto il Fontego.
«Conoscevo già questo edificio. E come Dfs ci siamo resi conto che era un'occasione. Venezia è la meta ideale per ogni turista. E' una destinazione iconica per tutti».
In questi anni, però, non sono mancate le polemiche sul progetto di riassetto elaborato da una archistar come Rem Koohlaas.
«Siamo in una democrazia e tutti hanno diritto di esprimere la propria opinione. É utile e positivo che si apra un dibattito e ciò dimostra la partecipazione e la preoccupazione dei cittadini. Ma siamo sicuri che la nostra offerta eleverà la qualità del commercio in città».
Bisognerà coinvolgere i veneziani
«Siamo qui. Creiamo lavoro, ci saranno 300 posti di lavoro in più; i nostri dipendenti vivranno a Venezia. Collaboreremo con le istituzioni e restituiremo un edificio alla città ripristinandone anche l'originaria destinazione commerciale. Creare nuovi impieghi in questo momento di crisi non ci pare poca cosa».
Come saranno gli spazi dopo il restauro?
«Il Fontego è uno spazio grande, non grandissimo come siamo abituati noi di Dfs nel mondo. Sono "solo" 8 mila metri quadrati, ma sono nel cuore della città. Al piano terra ci saranno gli spazi per la vendita; i servizi speciali per i nostri clienti, un ampio luogo di relax e di socialità. E poi una parte del settore abbigliamento e quello per la gastronomia locale d'eccellenza. Puntiamo molto sul Veneto e su Venezia. Ci sarà una caffetteria nell'atrio che all'occasione darà spazio ad una sala convegni, per spettacoli, per eventi culturali di vario genere».
E nei piani superiori?
«Ci saranno punti vendita secondo le nostre tradizionali categorie merceologiche (moda e accessori; cosmetici e profumi; gastronomia e articoli da regalo; orologi e gioielli; vini e liquori) con più di 700 marchi nazionali e internazionali. E nella sommità un luogo di ritrovo e un'altana. Poi ci sarà spazio per l'imprenditoria artigiana locale.».
Ovvero?
«Puntiamo alla collaborazione con gli artigiani; li invitiamo a mettersi in gioco con le loro botteghe ed "entrare" nel Fontego come operatori commerciali. Nei corridoi pensiamo ad esposizioni d'arte e dimostrazioni di artigianato locale. Vogliamo che il Fontego diventi un luogo di incontro cittadino».
Come giudicate il rapporto con la città. E la collaborazione con Edizione Property?
«Con Edizione abbiamo un ottimo rapporto. Abbiamo firmato un contratto di affitto dello stabile per molti anni a venire. Loro ci consegneranno l'edificio restaurato nel 2015, e dal 2016 lo apriremo al pubblico. Con le istituzioni locali il rapporto è stato ottimo. Vogliamo creare un turismo di alto livello e di qualità».
Venezia ha già 24 milioni di turisti all'anno...
«Non vogliamo portare altri turisti, vogliamo elevarne la qualità. Così come gli hotel di lusso, i bei ristoranti, offrire un turismo migliore, non fare numeri».
Mister Schaus, ma quanto è costata questa operazione?
«Molto. Il resto è top secret».

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