Orsoni, il grande accusatore

Giovedì 30 Ottobre 2014
Quelle transazioni ambientali imposte dal Ministero, all'allora sindaco di Venezia Giorgio Orsoni erano sembrate un «abuso», tanto da vietarne la stipula da parte del Comune. Considerazioni che Orsoni, convocato in Procura a Udine, come testimone, aveva messo a verbale l'8 maggio scorso, meno di un mese prima di essere arrestato nell'inchiesta veneziana sul sistema Mose. Insomma, l'ex sindaco che a Venezia dovrà difendersi dall'imputazione di finanziamento illecito, chiamato in causa da Giovanni Mazzacurati, in questa nuova inchiesta si ritrova tra i testimoni dell'accusa per una vicenda che coinvolge anche l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova. Una circostanza che farà discutere. E il primo commento arriva dal difensore di Orsoni, l'avvocato Daniele Grasso: «Orsoni, anche in questo caso, si era messo di traverso a Mazzacurati. Quando è stato interrogato dopo l'arresto, aveva detto di non essersi meravigliato delle accuse che gli muoveva Mazzacurati, perché lo conosceva come un tipo vendicativo. Alludeva a fatti come questo. L'allora sindaco aveva osteggiato in modo determinato questi meccanismi deviati di gestione dei Siti di interesse nazionale, forte anche delle sua esperienza professionale. E sono convinto che più si andrà avanti, più emergeranno nuove chiavi di lettura di tutta questa vicenda».
Agli inquirenti udinesi Orsoni aveva riferito di una sorta di imposizione da parte del Ministero, attraverso Mascazzini. «Posso dire che a fronte di questi accordi transattivi non vi erano obblighi di bonifica che il Ministero pretendesse - aveva fatto mettere a verbale l'allora sindaco -, anzi le proposte del Ministero avevano proprio la funzione di superare tutti gli ostacoli che il Ministero avrebbe potuto porre per la bonifica e che derivavano dal vincolo del Sin, gli unici obblighi che venivano recepiti erano quelli del marginamento...». Orsoni aveva aggiunto anche ulteriori dettagli, a conferma di questo meccanismo di sblocco delle concessioni edilizie nelle aree Sin, solo dopo il versamento del denaro, indipendentemente dalle bonifiche. «Il Ministero aveva preventivamente acquisito dal Comune tutte le richieste di concessioni edilizie relative alle aree appartenenti al Sin - aveva proseguito Orsoni -. In questo modo il Ministero aveva la possibilità di sapere chi aveva l'interesse di ottenerle. In questo modo raggiungeva i destinatari con delle proposte...». L'ex sindaco aveva poi riferito di aver vietato la stipula di transazioni di questo tipo fin dall'inizio del suo mandato. Ciononostante Vega, società controllata dal Comune, l'aveva siglata lo stesso, proprio perché il terreno in questione era oggetto di un preliminare di compravendita che non si sarebbe potuto perfezionare se non fosse stata stipulata la transazione. Agli inquirenti l'allora sindaco aveva ribadito di aver vietato lo stipula di queste transazione proprio in considerazioni che «tali proposte potessero costituire un abuso... una pura dazione di denaro che affluiva alle casse del Ministero dell'ambiente, fatta eccezione per la quota destinata al marginamento della laguna».
(r. br.)
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