Caos Pd, sale il pressing per Renzi premier

Martedì 23 Aprile 2013 di Nino Bertoloni Meli
Matteo Renzi
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ROMA E se alla fine il Pd, tutto il Pd o quasi, candidasse ufficialmente Matteo Renzi a guidare lui il governo delle larghe intese? Al momento la cosa non decisa, ma se ne parla. Eccome. Al punto che arrivano le proposte di candidatura. Ieri sera, a La7, il giovane turco Orfini l’ha detto chiaro e tondo: oggi in direzione farà la proposta. Su un divano del Transatlantico, seduto vicino al ”suo” governatore della Liguria, il leader dei giovani turchi Andrea Orlando scandisce: «Se governo politico dev’essere, allora chi meglio di Renzi? Il nostro partito in questo modo tiene, e poi con Matteo sfidiamo apertamente sia Grillo che Berlusconi, e se decidono di sfilarsi saranno problemi tutti e solo loro». E’ partito il treno del rottamatore a palazzo Chigi? A Palazzo vecchio e dintorni sentono ovviamente più che odore di bruciato. Sanno, i renziani sindaco in testa, che nel Pd sono in tanti a tifare per una bruciatura anzitempo del giovane sindaco, che per di più lascerebbe campo libro nel partito per impegnarsi nel difficile impegno governativo. Ma tant’è. Lo stesso Renzi ci sta pensando seriamente, tanto che da tempo è in contatto ravvicinato con il Colle. E pure Pier Ferdinando Casini, a chi ieri alla Camera gli chiedeva di questa ipotesi, spiegava che tutti sono chiamati a mettersi in gioco, «vecchi e giovani». Pure Renzi? «Questo nome lo dice lei...».

LA MISSION DI FRANCESCHINI

Il pressing su Renzi insomma c’è e non è di poco conto. Anche Dario Franceschini da qualche giorno si sta spendendo per una candidatura del sindaco a guidare il governone con il Pdl, e questa mossa dell’ex capogruppo è valutata come un modo per rientrare a pieno titolo nell’operazione ”patto generazionale” ormai in atto dentro il Pd. La candidatura del sindaco era già circolata ai tempi del tentativo Bersani, ma allora sarebbe stata vista e vissuta come uno sgarro al segretario proprio nel momento del massimo sforzo per ottenere l’incarico; adesso, con tutto azzerato, fare quel nome per palazzo Chigi non avrebbe più il significato dirompente di prima. Spiega un renziano di prima fascia come Angelo Rughetti: «Se un esponente del Pd è candidato a guidare il governo, dev’essere visto come un modo di parlare anche all’elettorato di centrodestra per conquistarlo, non come un timore di perdere i propri, come una cosa da subire».

I MAL DI PANCIA

Che fossero i giovani turchi in particolare a spingere per Renzi premier, si era capito anche da quando proprio Orfini, ad esempio, aveva detto che «non si può andare alle consultazioni al Quirinale senza coinvolgere Renzi che rappresenta il 40 per cento del partito». Se a questo si aggiunge che i maldipancia nel Pd per una fiducia da dare a un governo con il Pdl non si sono sopiti, anche se certamente affievoliti dopo il discorso di Napolitano, e dopo la vittoria di Serracchiani in Friuli, allora si capisce che il pressing for sindaco premier potrebbe pure sortire l’effetto. «Amato non ci va bene, la fiducia non è scontata», dice ancora Orfini. E Stefano Fassina: «Fiducia a un governo Pd-Pdl? Prima dovremo valutare gli elementi di discontinuità con Monti». Ma un veltroniano come Giorgio Tonini, da buon cattolico si rifà alla dottrina e detta: «Il testo di Napolitano è come la Bibbia». In questo contesto, la direzione del Pd di oggi dovrà affrontare la discussione politica e i problemi di assetto interno. Girano due ipotesi di reggenza: la prima, una sorta di chiamata dei riservisti, con gente come Veltroni, D’Alema, Renzi, Franceschini, Orlando da affiancare a Bersani, ma viene considerata troppo d’antan, se n’è parlato ma sarebbe già abortita; la seconda, è di ricorrere ai ”succedanei” dei medesimi, e cioè: il vice Letta al quale affiancare Latorre per i dalemiani, Minniti per i veltroniani, Delrio per i renziani, Giacomelli per i franceschiniani, Orfini turco, e un popolare.

Ultimo aggiornamento: 18:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA