MODI E MODA di
Luciana Boccardi
Con Culture Chanel nel Museo di
Ca' Pesaro c'è un libro per te
Sabato 17 Settembre 2016
di Luciana Boccardi
L’inquietudine , il perfezionismo , i dubbi e la determinazione, di Gustave Flaubert raccontati dalle pagine del manoscritto di “Madame Bovary” ospitato nella teca accanto a una Annunciazione del XV secolo sono l’introduzione voluta da Jean -Louis Froment per la mostra “Culture Chanel - La donna che legge” (dal titolo di un’opera di Picasso) - aperta a Venezia nel Museo d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro fino all’8 gennaio 2017 . E’ la sesta mostra Culture Chanel , quasi una collezione in cui si racconta lo stile di Gabrielle (Coco) Chanel, analizzata sotto il profilo intellettuale più che come stilista di moda. Oggetti , decori , simboli, lettere, fotografie, disegni, soprattutto libri sono i protagonisti del mondo “visionario” che ha accompagnato il formarsi dello stile Chanel . I capitoli della vita di Gabrielle nella mostra vengono confrontati di volta in volta con gli autori più familiari, pittori, musicisti, poeti, artisti, da Max Jacob a Picasso, Radiguet, Apollinaire, Tzara, Dalì, Diaghilev e Strawinsky (conosciuti a Venezia) , Cocteau (che le sarà particolarmente amico e Reverdy (il poeta povero forse più amato da Coco) che Gabrielle potè avvicinare tramite l’inseparabile amica Misia Sert, pianista polacca di talento che non solo a Parigi ma nell’Europa di quel tempo, rappresentava un “lasciapassare” mondano-culturale indiscutibile. Coco, Misia e il marito pittore, Josè-Maria Sert, formano un triangolo non esente da sussurri malandrini. Ma l’intelligenza creativa di Coco Chanel, che il bel mondo chiamava tout court Mademoiselle , cercava e trovava in ogni segno suggestioni da immettere nel suo universo di tessuti, di forme, vestiti , profumi, bijoux.
Del rigore che accompagnò la sua prima giovinezza nel collegio, dove alla morte della mamma era stata abbandonata dal padre poverissimo e bevitore, le era rimasta la cultura della severità anche nell’abbigliamento : è lei che insegnerà la semplicità di una moda “povera” da leggere come il massimo del lusso.
L’amore? Nella mostra testimonia l’importanza della presenza amorosa di Boy Capel, l’aristocratico che la sostiene e la incoraggia agli inizi insegnandole il piacere della vita agiata, e dopo la morte accidentale dell’amatissimo Boy, il ricchissimo Duca di Westminster, profondamente innamorato di Coco, che per dieci anni le consentirà di entrare con autorevolezza nei più importanti salotti cultural-mondani.
Non si arrende mai l’impavida Gabrielle, nemmeno quando , dopo la frequentazione assidua in rue Cambon dell’ufficiale nazista che le procurò nel dopoguerra l’accusa pesante di collaborazionismo obbligandola a un autoesilio di otto anni in Svizzera, torna a Parigi , sul “set” di rue Cambon (rimasto sempre l’indirizzo della Maison), per ricominciare sfidando il nuovo vero nemico, Christian Dior , che nel 1947 con il new look aveva sdoganato una silhouette iperfemminile : no alla figurette scivolate e quasi piatte di Chanel ma donne nuove con fianchi e seno ben nutriti . Ma Coco più che settantenne (era nata nel 1883 sotto il segno del leone) ricomincia e vince con il tailleur di tweed che resta il best seller della moda di sempre. Dopo la sua morte (10 gennaio 1971 nella suite del Ritz dove abitava) sarà Karl Lagerfeld a ridare fiato allo stile Chanel vincente ancora oggi.
A Ca' Pesaro Culture Chanel consente ai visitatori che lo desiderino di scegliere come cadeau un libro della biblioteca Chanel ristampato per l'occasione.
Ultimo aggiornamento: 01:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA