«Claudio ha detto che si ritirerà entro il 2026? Beh, abbiamo davanti ancora due anni: il tempo per fare un altro film con una sua canzone», sorride Gabriele Muccino, commentando a caldo l’annuncio di Claudio Baglioni del suo ritiro dalle scene.
Perché?
«Perché non me l’aspettavo. Mi ha spiazzato. Ma mi pare di capire che Claudio abbia deciso di “prepararci” in qualche modo alla sua assenza, per fortuna. Un ritiro improvviso sarebbe stato uno shock».
Ma ce lo vede Baglioni in pensione?
«Non saprei. Però apprezzo molto il fatto che abbia voluto decidere lui quando mettere un punto a questa storia, è giusto che non siano altri a scegliere per te quando arriva il momento di fermarti: evidentemente ha sentito che questo era il momento giusto per concludere questo viaggio. Che non è solo suo».
In che senso?
«La storia di Baglioni è la storia di tutti noi. Le sue canzoni, da Questo piccolo grande amore alla stessa Gli anni più belli, passando per Amore bello, E tu, Sabato pomeriggio, Solo, E tu come stai?, Strada facendo, La vita è adesso, Mille giorni di me e di te, hanno cresciuto più di una generazione: sono pagine di storia che raccontano perfettamente gli ultimi cinquant’anni del nostro Paese, delle nostre vite. Siamo stati tutti passeggeri di questo suo viaggio: in questi due anni Claudio ci accompagnerà nella tappa finale e ci dirà che ora il viaggio è finito. Questo ultimo tratto del percorso somiglia a lui».
In cosa?
«È un annuncio romantico, malinconico: in linea con la sua visione della vita, quella che ha sempre cantato nei suoi dischi, tutti bellissimi».
Si candida già, in virtù del suo legame privilegiato con Claudio, a girare il film biografico sulla sua vita?
«Cosa mi vuole far dire? (ride)».
Per caso bolle già qualcosa in pentola?
«Ma no, no. Non le dico niente. Quale film? Non c’è nessun progetto (ride). Le ho già detto troppe cose».