Flop Lega, Zaia: «Ecco tutti gli errori
di Tosi. Il primo? Le liste elettorali»

Mercoledì 27 Febbraio 2013 di Alda Vanzan
Flop Lega, Zaia: «Ecco tutti gli errori di Tosi. Il primo? Le liste elettorali»
VENEZIA - stato zitto nella fase congressuale, perch bastava una sola sillaba fuori dal coro per finire marchiati: bossiani, l’equivalente di eretici. Non ha detto parola durante la campagna elettorale, perch in vista del voto si doveva lavorare pancia a terra, ch i conti si fanno dopo. E ora che il dopo arrivato e per la Lega una disfatta, in Veneto peggio che altrove, Luca Zaia parla.



E quanto parla. Non è solo il togliersi i macigni dalle scarpe. È il riappropriarsi della politica: analisi, critica, proposta. Il governatore del Veneto mette in fila gli errori del suo segretario regionale ed è una sciabolata: «Sin dalla composizione delle liste Flavio Tosi aveva la possibilità di ricucire, ha fatto di una ferita una cancrena». Lo vuole sotto tutela: «Maroni deve restare segretario federale, deve porsi come figura di garanzia soprattutto rispetto al Veneto». Ma è soprattutto sulla "Cosa" che sta nella mente del sindaco di Verona, quell’aprire agli ex democristiani per editare una Cdu bavarese in salsa veneta, che Zaia sgancia il siluro: «Quella Cosa lì non ha futuro, andrebbe a Roma solo per portare consenso, non per portare sul nostro territorio risultati».



Presidente Zaia, perché la Lega è crollata? «Il risultato non va cercato negli altri partiti o dando la colpa agli elettori. L’analisi va fatta in casa nostra, sulle nostre colpe. La tragedia immane di Bossi & Family, certamente, ha pesato non poco. Siamo andati a congresso e in Veneto siamo usciti con un vincitore che è il nostro segretario Flavio Tosi. Tosi aveva il compito di ricucire un partito spaccato in due come una mela. Invece si è arrivati a fare i prigionieri».



Di cosa lo accusa? «Due i passaggi che non ho condiviso. La formazione delle liste: se c’era la possibilità di ricompattare il partito, coinvolgendo la base, le sezioni, la si è persa subito. Il risultato è stato che in alcune città non c’erano manifesti né gazebo».



Anche di lei hanno detto che non ha fatto campagna elettorale
. «Non capisco queste polemichette. Ho fatto comizi a Verona, Montecchio, Nove, Porto Viro, Mestre, Piacenza, Parma, Bologna, Ferrara, Belluno, Rosà, Castelfranco, Treviso, Oderzo, Sirmione. E continuando a fare il presidente della Regione e a occuparmi dei problemi del Veneto».



Torniamo a Tosi, il secondo passaggio che non ha condiviso. «Inopportuno a tre giorni dalle elezioni lanciare l’idea di un nuovo soggetto politico. È un po’ come nel marketing: se annunci che uscirà un detersivo che smacchia di più, cosa fai? Aspetti che arrivi quello nuovo».



Non le piace l’idea di una Csu veneta? «Tutti abbiamo accarezzato quell’idea, ne parlavano anche Bisaglia e Bernini, ma allora la Csu era un partito egemone, aveva la maggioranza assoluta, che l’anno scorso però si è mangiata 19 punti in Baviera. sarebbe come avere una Dc nazionale e una Dc veneta. e questo, va detto, è una idea nazionalista. Che peraltro confligge con il tema della macroregione del Nord».



Lei cosa preferirebbe? «Preferisco un’idea alla Svp: la Südtiroler Volkspartei è più aggressiva, più territoriale, non va a Roma a portare consensi, ma per portare a casa risultati. Il tema non è il contenitore, ma i contenuti. Domando: dove vogliamo andare? Io da leghista convinto ritengo che la Lega non sia finita. Non sono contrario a una evoluzione, ma va fatto un manifesto, vanno coinvolti i militanti».



Favorevole a un nuovo congresso? «Quello elettivo c’è già stato, una fase di confronto ora è opportuna: sentire i militanti, gli amministratori, discutere e decidere le strategie. Assieme. Non è che nella Csu decidono in tre in una cabina telefonica. I veneti si aspettano che un voto sia speso fino alla fine per la causa. E questo è stato l’errore più grande di Bossi».



Quale errore? «Avere montagne di voti e non farli pesare. Tot cose in tot tempo, altrimenti tutti a casa: questo doveva dire. Invece... Tanti proclami, ma non è che risolvi tutto con una Pontida».



Tosi dovrebbe dimettersi? «Tutta la partita va discussa da Maroni. Che non deve dimettersi da segretario federale, deve porsi come figura di garanzia soprattutto rispetto al Veneto dove la situazione è incandescente».



Il rimpasto di giunta chiesto dal Pdl lo farà? «Io non cambio nessun assessore a due anni dalle elezioni per meri calcoli di segreterie politiche. Non sarò io a tirare il freno al convoglio in corsa».
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 21:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA