È avvenuto alla profondità compresa fra 10 e 20 chilometri, abbastanza da poter evitare uno tsunami, il terremoto di magnitudo 6,2 (inizialmente calcolata in 6,5 dal sistema automatico) avvenuto alle 3:54 italiane del 26 novembre lungo le coste dell'Albania, vicino Durazzo. Avvertito bene lungo tutta la costa adriatica, da Trieste a Bari, è stato «un terremoto da manuale», ha osservato il sismologo Salvatore Mazza, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). La terra ha tremato infatti lungo il confine tra la placca Africana, che spinge verso Nord, e quella Eurasiatica, che spinge nella direzione opposta.
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L'allarme tsunami è scattato immediatamente dopo la scossa principale, considerando la magnitudo importante. «È stato diramato per le coste albanesi e per quelle greche e italiane poiché l'Ingv è responsabile dell'allerta tsunami nel Mediterraneo», ha detto il sismologo Salvatore Stramondo.
Un altro forte terremoto è stato quello di magnitudo 6,7, del 1967. È stata invece molto forte la percezione del terremoto lungo tutta la costa italiana, da Trieste alla Puglia fino alla Campania e la Calabria, come indicano le mappe ottenute sulla base del servizio «hai sentito il terremoto?» dell'Ingv. «In tutta la Puglia la scossa è stata avvertita molto chiaramente. con un'intensità confrontabile a quella di un terremoto pari al quarto-quinto grado della scala Mercalli», ha osservato il responsabile del servizio, Valerio De Rubeis. Dai questionari è emerso inoltre che in tutta la Puglia il terremoto ha spaventato dal 75% al 100% della popolazione. Tanta paura anche nella zona di Napoli, dove la struttura geologica è tale da amplificare la percezione dei terremoti che avvengono nei Balcani e in Italia meridionale.