Uno scontro su tutti i fronti. Una ricostruzione, diametralmente opposta, a quella dell'accusa che colloca l'aggressione prima e la morte poi di Serena Mollicone, la 18enne uccisa ad Arce nel 2001, all'interno della caserma dei carabinieri di Arce, è stata ribadita nel processo d'appello in corso a Roma nei confronti di Franco Mottola, l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce del figlio Marco e della moglie Anna Maria Mottola, e anche dei carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale.
Ed ha anche argomentato: "Serena Mollicone era alta 1,55. Il segno sulla porta della stazione dei carabinieri è ad una distanza da terra di 1,54. Non può essere stata a determinarne la morte". Il consulente ha aggiunto che «c'è una disparità evidente tra l'altezza di Serena e la frattura nella porta. La dottoressa Cattaneo del Labanof di Milano dice che la frattura sulla porta è all'altezza di 1,54 da terra e che ciò coincide con l'altezza approssimativa di Serena che sarebbe stata sbattuta contro la porta. Noi diciamo che non è possibile, che non può essere vero che una ragazza come Serena alta 1.55, anche se spinta, possa aver procurato una frattura, rimanendo peraltro ferita sull'arcata sopraccigliare che è più in basso, nella porta a un'altezza di 1,54».